IL CAFFE’ FA BENE O MALE?
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La
Federazione italiana pubblici esercizi, ha dichiarato che in Italia, in un anno
vengono consumate sei miliari di tazzine di caffè. Molti italiani, al mattino,
accendono il cervello solo dopo la prima tazzina di caffè, un vero piacere. Solo
per alcuni non è un toccasana se vi sono problemi di ipertensione, nervosismo, affanno, tachicardia,
insonnia, mal di stomaco. Qui l’atavica domanda: "il
caffè è bene o un male".
La scienza della nutrizione ha invece le idee molto chiare sul caffè che, non dimentichiamo, contiene caffeina, una sostanza che non va sottovalutata. Quindi va fatta una attenta valutazione su quanti caffè si possono bere; Chi lo può bere senza problemi; A chi fa male? Innanzitutto premettiamo che la giornata dell’italiano medio non può iniziare senza il caratteristico odore del caffè. Alcuni amano berlo in casa, dove la preparazione somiglia a un rito tramandato dalle tradizioni familiari, altri lo prendono al bar, accompagnandolo alle chiacchiere con gli altri clienti. C’è chi lo preferisce ristretto, chi lungo, al vetro, macchiato, ecc. Il caffè non si beve soltanto la mattina presto, ma anche dopo i pasti, oppure nelle varie pause. Insomma, il caffè e tutti i riti che lo accompagnano sono così importanti per la cultura italiana che sarebbe letteralmente impossibile visitare l’Italia senza fermarsi almeno una volta in un bar per gustare un espresso. Per i napoletani è un culto nel culto. Detto ciò continuiamo spiegando che esistono molte specie di caffè ma circa 25 tipi producono frutti di valore commerciale e tra queste quelle di maggior rilievo e utilizzo sono solo quattro: Arabica, Robusta, Liberica e Excelsa. Il caffè contiene numerose sostanze bioattive in grado di esercitare un ruolo nel metabolismo della cellula, come il potassio, alcuni antiossidanti come tannini, melanoidine e altre, ma quella più nota e con effetti stimolanti è la caffeina. Proprio la caffeina è la sostanza che incide nei differenti tipi.
La
caffeina è un alcaloide contenuto nel caffè, ma non solo, in quantità minori
anche in altri alimenti, come tè, cacao, cola, guaranà e mate. La caffeina è la
sostanza psicoattiva più consumata al mondo e in purezza è presente in molti
farmaci. In caso di consumi esagerati può provocare una forma di dipendenza
conosciuta come “caffeinismo” che provoca sintomi più o meno acuti a seconda
della sensibilità, quali: tachicardia, cattiva digestione, reflusso gastrico,
irritabilità e insonnia. Per alcuni studiosi dell’American University di
Washington è una droga legalizzata che crea vere e proprie manifestazioni di
astinenza. Lo dimostrerebbe anche lo studio pubblicato sul Journal of Caffeine
Research della dott.ssa Laura Juliano che evidenzia la grande difficoltà di
smettere di assumere caffeina di soggetti cardiopatici, ipertesi, con attacchi
di panico, o le donne gravide, nonostante la forte motivazione legata alla
salute del feto.
Secondo Filippo Ongaro, medico esperto in medicina rigenerativa e anti-aging e direttore scientifico dell’Istituto Ismerian di Treviso, dipende dalla capacità individuale di metabolizzare la caffeina. Il caffè espresso, quello all'italiana, contiene meno caffeina dei caffè lunghi, all'americana, infatti in una tazzina di caffè espresso italiano ci sono circa 60 mg di caffeina. I ricercatori della Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston hanno analizzato il Dna di oltre 120 mila consumatori statunitensi di origine europea e africana. Pare che sono stati identifiati sei nuove varianti genetiche associate al consumo abituale di caffè. Due riguardano il metabolismo della caffeina, mentre altre varianti possono favorire la spinta psicologica al consumo del caffè. Il parere medico generico approva la consumazione di massimo 4 tazzine di caffè al giorno. Fa anche bene in quanto antiossidante ed accentua le capacità difensive delle cellule. Contiene diterpeni utili per il sistema cardiocircolatorio, diminuzione del rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 e tumori. Il consumo di caffè riduce di circa il 40 per cento il rischio di carcinoma epatocellulare, il tipo più comune di tumore del fegato. Sembra ancora, che il consumo di caffè è associato a un ridotto rischio di sviluppare il tumore all'endometrio, la mucosa che riveste la superficie interna dell’utero: 3 o 4 tazze al giorno ridurrebbero questi rischio di un quinto, secondo ricercatori.
Chi
non tollera il caffè per gli effetti eccitanti prodotti dalla caffeina può bere
il decaffeinato che è un buon ripiego se la decaffeinizzazione avviene tramite
l’acqua oppure l’anidride carbonica. Si può iniziare a bere caffè già dai 12
anni senza eccedere gli 80 mg al giorno. Oggi il caffè è anche diventato
solidale con il programma "The Positive Cup" con il quale Nespresso ha
raccolto una sfida importante: produrre su scala mondiale un caffè di
eccellente qualità migliorando al tempo stesso le condizioni dei 63mila
coltivatori dislocati in 12 paesi, e incentivando i sistemi di produzioni
innovativi sostenibili e rispettosi dell'ambiente.
Un magistrato americano ha portato alla luce il problema dell’acrilammide che è
un ammide cancerogeno in grado di causare danni al sistema nervoso,
dichiarando che il caffè fa male. Sotto accusa la tostatura dei chicchi di
caffè, fase in cui si forma l’acrilammide, ma nella fase di preparazione di
caffè all’americana che prevede un lungo e continuo passaggio di acqua sulla
polvere di caffè. Di contro il problema non si pone sul nostro caffè espresso
che privilegia la qualità e l’aroma alla quantità. In questo caso il passaggio
dell’acqua stessa è repentino, non si estrae acrilammide se non in quantità
infinitesimali. Per il momento gli studi sono stati condotti su
ratti, mentre sono attesi quelli sull'uomo. Quindi in attesa dei risultati è
doveroso un invito alla prudenza. Un’altra
diffusa domanda sull'argomento è se il caffè fa dimagrire
considerato che non fornisce calorie. Uno degli effetti della caffeina è
rappresentato dalla lipolisi che libera gli acidi grassi dal tessuto adiposo di
deposito nel sangue, favorisce la termogenesi e accelera il metabolismo energetico.
Questo però non significa affatto che ci faccia smaltire il grasso dovuto agli
eccessi alimentari.
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