8 ORE DI CIBO E DIGIUNO INTERMITTENTE

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Acquisto Amazon consigliato   https://amzn.to/4afbdEV Mangiare per otto ore al giorno e poi digiuno intermittente praticato per più giorni alla settimana può diventare uno stile di vita che aiuta a stare meglio e a perdere peso. Dalla lunga ricerca eseguita ho capito che molti scienziati, dietologi e nutrizionisti sposano questa tesi.  Il digiuno intermittente è una definizione che comprende vari piani alimentari che alternano un periodo di digiuno ed un altro di alimentazione in un periodo ben definito. È al vaglio della ricerca scientifica per valutare se possa produrre una riduzione del peso corporeo paragonabile alla restrizione calorica a lungo termine. Una ricerca del 2018 sul digiuno intermittente in persone obese ha mostrato che ridurre l'introito calorico da uno a sei giorni a settimana, per almeno 12 settimane, è efficace nel ridurre il peso corporeo, in media di 7 chilogrammi. I risultati non erano diversi da una semplice restrizione calorica e gli studi clinici erano st

IL CAFFE’ FA BENE O MALE?

tazza di caffè


La Federazione italiana pubblici esercizi, ha dichiarato che in Italia, in un anno vengono consumate sei miliari di tazzine di caffè. Molti italiani, al mattino, accendono il cervello solo dopo la prima tazzina di caffè, un vero piacere. Solo per alcuni non è un toccasana se vi sono problemi di ipertensione, nervosismo, affanno, tachicardia, insonnia, mal di stomaco. Qui l’atavica domanda: "il caffè è bene o un male".


La scienza della nutrizione ha invece le idee molto chiare sul caffè che, non dimentichiamo, contiene caffeina, una sostanza che non va sottovalutata. Quindi va fatta una attenta valutazione su quanti caffè si possono bere; Chi lo può bere senza problemi; A chi fa male? Innanzitutto premettiamo che la giornata dell’italiano medio non può iniziare senza il caratteristico odore del caffè. Alcuni amano berlo in casa, dove la preparazione somiglia a un rito tramandato dalle tradizioni familiari, altri lo prendono al bar, accompagnandolo alle chiacchiere con gli altri clienti. C’è chi lo preferisce ristretto, chi lungo, al vetro, macchiato, ecc. Il caffè non si beve soltanto la mattina presto, ma anche dopo i pasti, oppure nelle varie pause. Insomma, il caffè e tutti i riti che lo accompagnano sono così importanti per la cultura italiana che sarebbe letteralmente impossibile visitare l’Italia senza fermarsi almeno una volta in un bar per gustare un espresso. Per i napoletani è un culto nel culto. Detto ciò continuiamo spiegando che esistono molte specie di caffè ma circa 25 tipi producono frutti di valore commerciale e tra queste quelle di maggior rilievo e utilizzo sono solo quattro: Arabica, Robusta, Liberica e Excelsa. Il caffè contiene numerose sostanze bioattive in grado di esercitare un ruolo nel metabolismo della cellula, come il potassio, alcuni antiossidanti come tannini, melanoidine e altre, ma quella più nota e con effetti stimolanti è la caffeina. Proprio la caffeina è la sostanza che incide nei differenti tipi.

La caffeina è un alcaloide contenuto nel caffè, ma non solo, in quantità minori anche in altri alimenti, come tè, cacao, cola, guaranà e mate. La caffeina è la sostanza psicoattiva più consumata al mondo e in purezza è presente in molti farmaci. In caso di consumi esagerati può provocare una forma di dipendenza conosciuta come “caffeinismo” che provoca sintomi più o meno acuti a seconda della sensibilità, quali: tachicardia, cattiva digestione, reflusso gastrico, irritabilità e insonnia. Per alcuni studiosi dell’American University di Washington è una droga legalizzata che crea vere e proprie manifestazioni di astinenza. Lo dimostrerebbe anche lo studio pubblicato sul Journal of Caffeine Research della dott.ssa Laura Juliano che evidenzia la grande difficoltà di smettere di assumere caffeina di soggetti cardiopatici, ipertesi, con attacchi di panico, o le donne gravide, nonostante la forte motivazione legata alla salute del feto. 

Secondo Filippo Ongaro, medico esperto in medicina rigenerativa e anti-aging e direttore scientifico dell’Istituto Ismerian di Treviso, dipende dalla capacità individuale di metabolizzare la caffeina. Il caffè espresso, quello all'italiana, contiene meno caffeina dei caffè lunghi, all'americana, infatti in una tazzina di caffè espresso italiano ci sono circa 60 mg di caffeina. I ricercatori della Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston hanno analizzato il Dna di oltre 120 mila consumatori statunitensi di origine europea e africana. Pare che sono stati identifiati sei nuove varianti genetiche associate al consumo abituale di caffè. Due riguardano il metabolismo della caffeina, mentre altre varianti possono favorire la spinta psicologica al consumo del caffè. Il parere medico generico approva la consumazione di massimo 4 tazzine di caffè al giorno. Fa anche bene in quanto antiossidante ed accentua le capacità difensive delle cellule. Contiene diterpeni utili per il sistema cardiocircolatorio, diminuzione del rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 e tumori. Il consumo di caffè riduce di circa il 40 per cento il rischio di carcinoma epatocellulare, il tipo più comune di tumore del fegato. Sembra ancora, che il consumo di caffè è associato a un ridotto rischio di sviluppare il tumore all'endometrio, la mucosa che riveste la superficie interna dell’utero: 3 o 4 tazze al giorno ridurrebbero questi rischio di un quinto, secondo ricercatori.

Chi non tollera il caffè per gli effetti eccitanti prodotti dalla caffeina può bere il decaffeinato che è un buon ripiego se la decaffeinizzazione avviene tramite l’acqua oppure l’anidride carbonica. Si può iniziare a bere caffè già dai 12 anni senza eccedere gli 80 mg al giorno. Oggi il caffè è anche diventato solidale con il programma "The Positive Cup" con il quale Nespresso ha raccolto una sfida importante: produrre su scala mondiale un caffè di eccellente qualità migliorando al tempo stesso le condizioni dei 63mila coltivatori dislocati in 12 paesi, e incentivando i sistemi di produzioni innovativi sostenibili e rispettosi dell'ambiente. 
Un magistrato americano ha portato alla luce il problema dell’acrilammide che è un ammide cancerogeno  in grado di causare danni al sistema nervoso, dichiarando che il caffè fa male. Sotto accusa la tostatura dei chicchi di caffè, fase in cui si forma l’acrilammide, ma nella fase di preparazione di caffè all’americana che prevede un lungo e continuo passaggio di acqua sulla polvere di caffè. Di contro il problema non si pone sul nostro caffè espresso che privilegia la qualità e l’aroma alla quantità. In questo caso il passaggio dell’acqua stessa è repentino, non si estrae acrilammide se non in quantità infinitesimali. Per il momento gli studi sono stati condotti su ratti, mentre sono attesi quelli sull'uomo. Quindi in attesa dei risultati è doveroso un invito alla prudenza. 
Un’altra diffusa domanda  sull'argomento è se il caffè fa dimagrire considerato che non fornisce calorie. Uno degli effetti della caffeina è rappresentato dalla lipolisi che libera gli acidi grassi dal tessuto adiposo di deposito nel sangue, favorisce la termogenesi e accelera il metabolismo energetico. Questo però non significa affatto che ci faccia smaltire il grasso dovuto agli eccessi alimentari.

Breve storia del caffè: Dal 1000 a.C. al  500 d.C. La tribù nomade degli Oromo, che viveva nel regno di Kefa, oggi Etiopia, mangiava i semi di caffè. Dal 600 i commercianti portano il caffè in Arabia attraverso il Mar Rosso. Agli inizi del 1500 i pellegrini musulmani di ritorno dalla Mecca portano in Turchia, Egitto e Siria i semi di caffè. Nelle città del vicino Oriente vengono aperte le prime sale da caffè, di tradizione araba. Dal 1616 gli Olandesi danno il via alla coltivazione del caffè per scopi commerciali, soprattutto a Ceylon. Dal 1720 Il caffè arriva in Martinica, nei Caraibi.

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