WALKING AROUND DI PABLO NERUDA

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In questa poesia puoi scoprire la triste esistenza degli esseri umani descritta nei versi di Walking Around, la poesia denuncia scritta da Pablo Neruda contro la carcerazione sociale di cui sono prigionieri tutti gli esseri umani del mondo contemporaneo. Walking Around (Andando in giro) è una poesia che propone una dura critica dell’autore verso il modo di vivere dell’uomo nella società che lo circonda.  Il poeta si sente di denunciare il sistema sociale esistente che crea, inevitabilmente l’alienazione negli uomini. Questo “Girovagare” per la città ecco che inizia a prendere forma motivato dalle forti influenze che il poeta inizia a vivere a Buenos Aires, dov’era arrivato come console cileno. Walking Around è stata scritta da Pablo Neruda a Buenos Aires tra l’ottobre e il dicembre del 1933, può essere associata al surrealismo, e fa parte di Residencia en la tierra (1933 – 1935 -1947), una raccolta di poesie nota per trasmettere i sentimenti di Pablo Neruda sulle situazioni sociali del

BEATA IGNORANZA - TECNODIPENDENZA


beata ignoranza

Le nuove generazioni, ma non solo, solo le più colpite da questa nuova forma, preoccupante, di dipendenza. Non si addormentano sereni e si svegliano già stanchi. In preda a flash, giochi, chat, siti ed altro non riescono a spegnere il loro cervello, neanche per un attimo. Molti hanno ansia, esaurimento nervoso. Il responsabile è la tecnologia.

Essere sempre davanti allo schermo, compreso durante le ore notturne è deleterio. Molte persone hanno sviluppato questa tremenda dipendenza dalla tecnologia. Il film di Massimiliano Bruno, interpretato da Marco Giallini e Alessandro Gassmann. Un vero spunto di riflessione importante per chi decidesse di andare al cinema a guardare questa simpatica commedia all’italiana. Dopo aver visto il film ho preso nuovamente in considerazione quelli che sono gli effetti deleteri della tecno dipendenza, che sfocia poi inevitabilmente nella ipocrisia relazionale. La continua smania di essere sempre e comunque connessi, alla ricerca non si sa di cosa,  per condividere tutto quello che facciamo, chiusi nella nostra misantropia, facendoci perdere di vista i nostri affetti più cari,  diventando inevitabilmente schiavi della tecnologia. Tantissimi immersi nelle chat, siti porno, videogame online e gioco d’azzardo, siti d’incontri, realtà virtuali e quindi si è creato  un mondo parallelo dove sono però i social la fanno da padroni. Nei casi più diffusi e gravi si trascorrono molte ore della giornata difronte ad uno schermo, complice anche il diffusissimo uso dei cellulari smart. IL risultato una forte dipendenza e conseguenze a livello celebrale. L’escalation dei disturbi come difficoltà a dormire, necessità di trascorrere sempre più tempo sul web, mancanza di concentrazione, difficoltà a creare relazioni sociali,  quelle vere, disinteresse verso altri tipi di attività pratiche e reali portano inesorabilmente alla depressione e ansia.
Le generazioni dei più grandi e maturi ha trascorro una parte della propria esistenza senza tutto questo mondo web ed è stata educata sul modo in cui relazionarsi con gli altri, solo dopo piano piano si sono abituati ala tecnologia con i relativi risvolti positivi e negativi. Per questa fascia i disturbi registrati più presenti sono la competitività, l’aggressività, il timore di non avere la situazione sotto controllo e un’iper eccitazione del cervello causata dalla mancanza di tempo offline. Però purtroppo quelli più esposti ai rischi peggiori sono i più piccoli quelli che sono già nati in questo mondo social. Si concentrano meno, apprendono meno, memorizzano meno, tanto tutto il mondo è in rete. Non sviluppano più quella parte del cervello che porta al ragionamento e che è legata alla concentrazione. Una buona regola per  adulti che bambini è quella che dovrebbero passare massimo due ore al giorno davanti a uno schermo. Ma il fascino della tecnologia è irresistibile per grandi e piccini.
Nella trama del film “Beata Ignoranza” ho rivisto quello che è un po’ la storia delle moderne famiglie, dove si scontrano, almeno per il momento e fino a quanto esisteranno, due modi differenti di percepire la vita.  Due mondi che s’incontrano e si scontrano tutti i giorni, ognuno nel tentativo di far comprendere le proprie ragioni, come nella locandina del film, uno con il libro e l’altro con il tablet.  Eppure penso che il vero problema non è lo strumento bensì, come in tutte le cose, l’uso che ne facciamo. Chi è schiavo di gesti ripetitivi e ossessivi perde il contatto con ciò che ci circonda dimenticando soprattutto, che esiste, oltre la rete, un mondo tangibile, vero fatto di semplicità, bellezza e amore. Allora, come nel film, anche leggere un libro sul divano, oppure fare una semplice passeggiata sul Tevere, diventa un modo reale per incontrare  se stessi e quella realtà tangibile a volte dimenticata.
In Italia, per chi è ancora abbastanza lucido da rendersi conto dell’esistenza del problema, esistono istituti dove curare l’Internet addiction. C’è il Centro per le psicopatologie da web del Policlinico Agostino Gemelli di Roma oppure ancora un centro presso l’ambulatorio dell’ospedale Molinette di Torino. La dipendenza dalla rete è una patologia seria che si sta diffondendo a macchia d’olio e già il fatto che venga aditati come patologia la dice lunga. 
In effetti ogni estremizzazione è deleteria, quella che forse nel film citato è indicata con il termine ignoranza. Il comprenderlo diventa l’occasione per ritrovarsi con se stessi e con gli altri. Si diventa dipendenti alla stesa stregua dei giocatori d’azzardo, di chi fa uso di droghe, alcol o fumo. 

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