8 ORE DI CIBO E DIGIUNO INTERMITTENTE

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Acquisto Amazon consigliato   https://amzn.to/4afbdEV Mangiare per otto ore al giorno e poi digiuno intermittente praticato per più giorni alla settimana può diventare uno stile di vita che aiuta a stare meglio e a perdere peso. Dalla lunga ricerca eseguita ho capito che molti scienziati, dietologi e nutrizionisti sposano questa tesi.  Il digiuno intermittente è una definizione che comprende vari piani alimentari che alternano un periodo di digiuno ed un altro di alimentazione in un periodo ben definito. È al vaglio della ricerca scientifica per valutare se possa produrre una riduzione del peso corporeo paragonabile alla restrizione calorica a lungo termine. Una ricerca del 2018 sul digiuno intermittente in persone obese ha mostrato che ridurre l'introito calorico da uno a sei giorni a settimana, per almeno 12 settimane, è efficace nel ridurre il peso corporeo, in media di 7 chilogrammi. I risultati non erano diversi da una semplice restrizione calorica e gli studi clinici erano st

LA DIPENDENZA DA CIBO

dipendenza cibo nel bambino

Per dipendenza s’intende un'alterazione del comportamento umano che trasforma una semplice o comune abitudine in una ricerca esagerata e patologica del piacere attraverso mezzi o sostanze o comportamenti che sfociano in una condizione addirittura patologica. In pratica l'individuo dipendente tende a perdere la capacità di controllo su una sua abitudine, rendendola esasperata, pertanto si arriva a considerare la dipendenza come una malattia e viene concepita come una patologia cronica del cervello. Solitamente questo termine viene, in modo sottinteso, utilizzato e riservato per l'uso sconsiderato delle sostanze stupefacenti, oppure il gioco d'azzardo, le sigarette, l’alcol. 

Tuttavia, con il mutare delle epoche e quindi delle abitudini, nascono nuove dipendenze quali quella da internet, che sta emergendo e preoccupando tanti, o ancora di più, anche la più discussa del momento, che è quella da cibo. Infatti può capitare a tutti di desiderare fortemente un determinato cibo, senza riuscire a farne a meno, tanto da soddisfare fortemente il nostro piacere e spingerci a chiedere: staro diventando dipendente?
Le DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare) sono più diffuse di quanto non sembri anche se sono poco citate, in quanto non ancora ritenute inquietanti. A volte si lavora troppo, ci si arrabbia più del dovuto, si devono affrontare momenti difficili e si mangia molto più del dovuto. Come dicono i più anziani “ci si sfoga sul cibo”. Per questo motivo si sta diffondendo, di pari passo, un nuovo fenomeno che è la diffusione di sovrappeso e la crescente obesità al quale assistiamo inermi, oggi, in tutto il mondo, e che ci fa porre molte domande sul perché sia cosi difficile contrastare questi dilaganti fenomeni. Il problema diventa ancora più preoccupante se si considera che risulta altrettanto importante e dilagante oggi il fenomeno della maniacalità dell’aspetto fisico impeccabile, indice di successo. Molte dipendenze quali l’alcol, il fumo,  le droghe pesanti e leggere vengono spesso attribuite allo stress, ma oggi si è certi che le dipendenze chimiche hanno meno influenza di quelle ambientali. Lo prova il fatto che le riabilitazioni, in questi casi, funzionano nelle persone che, risolta la dipendenza dalla sostanza (fumo, alcol, cocaina ecc.), riescono a cambiare situazioni ed ambiente. 
Storicamente la medicina ha dato poco spazio alle neuroscienze per cercare di contrastare questo fenomeno, perché forse si riteneva, erroneamente, che solo le sostanze veramente forti, in grado di scatenare un piacere intenso, potessero creare dipendenza ed il cibo era considerato, comunque, troppo debole per provocare una dipendenza. Però, i nuovi modelli sperimentali e le continue ricerche sull'argomento, accompagnate dai dati statistici, dimostrano con sempre maggior evidenza che la dipendenza da cibo esiste ed inizia a preoccupare gli esperti. In alcuni casi, quelli più cronici si può anche arrivare a parlare di fame nervosa, ovvero quella situazione in cui l’organismo, indipendentemente dal senso di sazietà, ricerca il cibo anche fuori pasto o addirittura durante la notte, perché la fame in questo caso arriva quando il nostro corpo non ha effettiva necessità di nutrirsi, ma è solo spinto dalla necessità di emozioni.
Già vent'anni fà ci furono delle prime ricerche, eseguite da un ricercatore di origine italiane, che dimostrarono, su modelli sperimentali, che in caso di dipendenza da zucchero nel cervello, avvengono modifiche simili a quelle di molte altre dipendenze. Questi dati oggettivi risultarono attendibili. In laboratorio, esperimenti svolti su animali hanno certificato l'esistenza della dipendenza da cibo ricercando i sintomi provati da una crisi di astinenza., sospendendo improvvisamente la disponibilità di zucchero, crisi che poi si risolveva, immediatamente, una volta che vi era nuovamente disponibilità di zucchero. L’esistenza della dipendenza da cibo è stata dimostrata sia per quanto riguarda l’utilizzo di cibi ricchi di zuccheri sia per quelli ricchi di grassi che possono essere sia dolci che salati, mediamente più gli alimenti  sono appetibili più risulta difficile controllare il desiderio del piacere. Secondo gli esperti quando vi è vera dipendenza ci vuole almeno un mese per disintossicarsi dalla dipendenza dal salato e oltre due mesi per disintossicarsi dalla dipendenza dal dolce.  In tutto questo meccanismo di dipendenza, i soggetti che poi attraversano momenti di particolare vulnerabilità o delicatezza emotiva incrementano il rischio di abuso in modo esponenziale. Infatti, scherzosamente, si dice di chi mangia tanto cioccolato, che probabilmente ha carenza di affetto. Forse non è tanto falso! 
Certamente il fenomeno delta dipendenza da cibo non può spiegare in modo esaustivo il problema dell'obesità, tuttavia è molto difficile da contrastare. Forse nelle altre forme di dipendenza il fenomeno è leggermente più facile da combattere. Infatti, con le buone o con le maniere forti, si può combattere la dipendenza innanzitutto con l’astensione all'oggetto della dipendenza (droga, alcool, gioco), ma con il cibo questo non è completamente possibile perché mangiare è necessario per vivere, ed è altrettanto necessario per la salute. 
Però è anche vero che il cibo è il carburante del nostro corpo.  Il nostro cervello è sempre in azione e fa funzionare i pensieri, i movimenti, la respirazione, i sensi. Questo significa che il cervello è un rifornimento costante di carburante e che il carburante deriva dagli alimenti che mangiamo. Come una macchina costosa, il cervello funziona meglio se solo carburante di prima qualità. Mangiare cibi di alta qualità che contengono molte vitamine, minerali e antiossidanti nutre il cervello e lo protegge dallo stress ossidativo.  Sfortunatamente, proprio come una macchina costosa, il cervello può essere considerato come qualcosa di diverso. Il basso costo, come quello che si ottiene dagli alimenti trasformati o raffinati,  arriva al cervello e ha poca capacità di liberarsene. Le diete ricche di zuccheri raffinati, ad esempio, sono dannose per il cervello. Oltre a peggiorare la regolazione dell'insulina da parte del corpo, promuovono anche l'infiammazione e lo stress ossidativo. Studi multipli hanno trovato una correlazione tra una dieta ricca di zuccheri raffinati e funzionalità cerebrale compromessa e persino un peggioramento dei sintomi di disturbo dell'umore, come la depressione. 
Il consiglio più spontaneo è quello di prendere atto dell’esistenza del problema e farsi aiutare da persone competenti che siano in grado di  scriver un programma alimentare adatto ad ogni individuo, in modo da guidare nello svolgimento di una dieta giornaliera equilibrata. In definitiva è meglio impostare fin da subito un rapporto sano con il cibo e non cadere nelle dipendenze. 
Link:
https://provaariflettere.blogspot.com/2018/04/si-parla-sempre-peso-sovrappeso.html  

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