L'ottimismo e il pessimismo sono atteggiamenti diversi si
manifestano nel modo di sentire, pensare e di vivere le cose, contraddistinti
dalla positività o negatività o quantomeno dal suo prevalere dell’una
sull’altra, in merito al modo di comportarsi e di essere. Gli ottimisti tendono
sempre dunque a guardare il lato positivo delle cose e ad assumere la buona
fede nelle persone, i pessimisti a guardare quello negativo. Il famoso
bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. L'ottimista realista non si batte per dimostrare
che sia più vero l'aspetto positivo di quello negativo, poiché sono
oggettivamente veri entrambi, tuttavia avrà l’atteggiamento positivo di cercare
di riempirlo perché è già fiducioso che metà del lavoro è compiuto.
Lavoro salute ed amore, sono i tre campi più
interessanti sui quali si basano la nostra felicità, poi ce ne sono anche altri,
ma direi che questi sono i più importanti. L’atteggiamento con il quale vengono
affrontate le problematiche e le tematiche di questi fattori, può essere
essenzialmente di due tipi, l’ottimismo e il pessimismo.
L'ottimismo e il pessimismo sono i due atteggiamenti
più rilevanti ed opposti con cui possiamo porci di fronte a qualsiasi
situazione. C’è chi si pone in un modo e chi nell’altro. Forse entrambi gli
atteggiamenti, così su due piedi, possono peccare di superficialità d'analisi e
possono essere devianti nelle conclusioni. L'ottimista si aggrappa
positivamente ad ogni elemento utile e si lancia a capofitto, come un kamikaze,
in qualsiasi impresa, prendendo spesso delusioni e sconfitte, mentre il secondo
si asterrà da qualsiasi scelta e non si lancerà in nessuna impresa, perdendo in
questo modo ogni occasione che gli si presenterà davanti. Una parte di questo
atteggiamento, di questo modo di essere incide anche sulla personalità, perché
l’ottimista è di solito socialmente gradevole, confortante, positiva, mentre il
pessimista è scostante, brontolone, deludente e poco piacevole. L’argomento non
è facile affrontare, è viene valutato con pensieri diversi, tant’è che se ne
sono occupati in molti, con approfonditi studi ed esami e ne sono usciti con
pareri opposti.
Lo statunitense Martin Seligman, fondatore della
psicologia positiva e del concetto di ottimismo come imprescindibile spinta al
successo, ha in qualche modo puntato il dito verso chi pensa sempre negativo,
perché secondo lui l'ottimismo non è un dono genetico, ma un'attitudine formata
dalla vita e dall’esperienza, che si può apprendere e stimare. Secondo lo
psicologo è una scelta, un modo di vivere ed essere ottimisti sarebbe la condizione
giusta e necessaria per raggiungere il benessere ed il successo.
La neuro scienziata Tali Sharot dell'University
College of London e relatrice al Ted 2012 con il talk Optimism Bias, si mostra
meno favorevole, mantenendo un certo pregiudizio nei confronti dell’ottimismo. Secondo
lei si cono persone affette da una forma di ottimismo quasi patologica, una
condizione psicologica che può generare solo danno. Secondo la neuro
scienziata, pensare sempre positivo, può essere controproducente e peggiorare la
performance. A testimonianza di questa tesi è stato condotto un esame su dei
candidati al colloquio per l’assunzione. Sono stati esaminati i più positivi e
quelli più negativi. Dopo due anni è stato scoperto che quelli che erano gli
ottimisti con una montagna di aspettative positive, avevano ottenuto i
risultati peggiori con meno colloqui, meno proposte, avendo poi trovato un
lavoro meno retribuito, rispetto a quelli che erano i pessimisti.
Dopo questo, non è più tanto scontato affermare che l’ottimista
tutto sommato vive meglio è più intraprendente e più simpatico, può avere più
successo. Quindi chissà da che parte stare! Forse, come in tutte le cose è più
giusto stare nel mezzo? Fare quindi, un’attenta analisi e trovare con saggezza
un giusto equilibrio e competenza nelle scelte, non è tanto sbagliato. C’è un legame vero tra ottimismo e passività perché se
sono già sicuro che andrà tutto bene, se ho già illuso la mia mente,
immaginando solo risultati positivi e tutto il piacere e la soddisfazione che
ne consegue, perché dovrei darmi da fare? Tutto andrà bene. In fondo, pur su
versanti opposti, l’ ottimista e il pessimista finiscono per assomigliarsi.
Nessuno dei due ha spinte e motivazione a fare. Il primo perché crede che
comunque andrà tutto bene, il secondo perché è convinto che comunque andrà tutto
male. Vediamo come pare vivano entrambi nei campi argomentati:
LAVORO. Gli ottimisti lavorano meglio. Una ricerca di
Seligman ha indagato su un gruppo di agenti assicurativi osservando che avevano
maggior successo chi a fronte di un rifiuto, attribuiva l'esito negativo non a
un fallimento, ma ricercando una modifica dell’approccio. D'altro canto, essere pessimisti in alcuni lavori è un
requisito necessario. E’ il caso di alcuni medici, che nel determinare la
natura di una malattia vanno per esclusione, partendo spesso dalla diagnosi più
infelice.
SALUTE. Gli ottimisti vivono di più e chi pensa positivo
si ammala di meno. Uno studio ha esaminato il livello di ottimismo e pessimismo
di circa 70mila donne e ha controllato il loro stato di salute a distanza di
anni: le ottimiste sono state le più longeve. Un altro studio condotto dall'Università di
Norimberga, sostiene però che l'ottimismo può spingere all'imprudenza facendo
assumere comportamenti a rischio con il risultato di avere un'aspettativa di
vita più bassa.
AMORE. Gli ottimisti vanno meglio avendo più fiducia
ma non è tutto rose e fiori. Uno studio eseguito su coppie appena sposate, ha
constatato che alcuni pensatori positivi, quando lo sono in modo cosi estremo
perdono di vista la realtà, diventando nocivi per la coppia, perché evitano di
vedere e quindi di risolvere i problemi. Tutti i neo sposi intervistati
dichiara di non prendere assolutamente in considerazione l’idea di un
successivo divorzio, perché sono eccessivamente ottimisti, ma i dati statistici
dicono il contrario, se guardiamo ai numeri delle separazioni.
Ancora una volta, dopo questi esempi mi viene in mente
che è meglio trovare una via di mezzo ed essere più realisti. Tenere i piedi
per terra, e la testa sulle spalle, sapendo valutare meglio le situazioni e le
persone. E’ meglio non lanciarsi in situazioni azzardate spinti da ventate di
infondate speranze, così come non essere prevenuti e ostili verso qualsiasi
decisione. Valutare al meglio. Ogni tanto un lancio d’istinto, una
scivolata verso l’uno o l’altro atteggiamento ci può stare, tutti possono
sbagliare, ma l’atteggiamento migliore è probabilmente quello di cercare la via
di mezzo, facendo le corrette valutazioni. Capisco che guardare tutto e fare
uno sforzo di realismo e giudizio è più faticoso, ma non per questo si può
sempre optare per le situazioni di più rilassanti di ottimismo o
pessimismo. Mantenendo la testa sulle spalle, può accadere di
imbattersi in imprese di cui abbiamo ben valutato pregi e difetti, e quindi di
cui siamo consapevoli dei rischi effettivi o del prezzo che dovremo pagare. E'
solo la sorpresa e l'errore di valutazione, o la rinuncia preventiva, che
provocano insoddisfazione e frustrazione. Se valutiamo bene una situazione e ne
conosciamo a priori la possibilità di successo, non ci saranno tristi sorprese
in caso di fallimento. Bisogna diffidare un po’ degli ottimisti, perché ci
possono condurre fino giù nel baratro, se seguiti ad occhi chiusi e dobbiamo
allo stesso tempo evitare i pessimisti, perché con loro staremo sempre fermi e
statici senza provare nulla.
Quello che sta nel mezzo che ha una visione delle cose
più reale è invece chi è capace di sfidare il destino, ma lo fa solo dopo
essersi assicurato che almeno una parte dei rischi è sotto controllo. In
conclusione dovendo scegliere non è facile decidere se schierarsi dalla parte
dei pessimisti oppure degli ottimisti.
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