Nelle scuole di ogni fascia di età stanno
accadendo violenze inaudite e raccapriccianti. Spesso i ragazzi diventano
vittime di alcuni “bulletti” arroganti e aggressivi. Altre volte sono proprio
gli educatori o assistenti che diventano i carnefici dei loro assistiti. Assistiamo
anche ad episodi di infermieri e collaboratori che colpisco i deliranti
pazienti che rimangono inermi e spesso non creduti. I dati che dovrebbero
essere secreti privati e custoditi con gelosia vengono impunemente venduti ai
big dei mercati. Che cosa si può fare per fermare tutto questo? Tanti chiudono
gli occhi su tutto, perché pensano di non poter far niente.
Allora, in ogni nuova occasione torna alla
ribalta uno dei grandi dilemmi che vede sempre pareri contrapposti, Sicurezza o
privacy, cosa è più importante nella vita di tutti noi. Due facce della stessa
medaglia che non si riesce a far conciliare. Diventa sempre difficile far bilanciare
i due pesi e mettere in piedi soluzioni che garantiscano una protezione dai
rischi di atti illeciti senza violare allo stesso tempo il diritto alla
riservatezza di tutti noi.
Ricordo che una delle prima volta in cui ho
iniziato a sentire sbattersi in faccia i diversi pareri sul tema, risale ai
fatti dell'11 settembre. Il dibattito tra i cittadini tra il giusto peso da
dare alla sicurezza e quello da dare privacy. Quale interesse deve prevalere?
Tra la difesa dei nostri diritti alla riservatezza delle nostre vite private e
il nostro diritto ad essere protetti dalla Stato contro aggressioni
terroristiche come si fa ad individuare un punto di equilibrio stabile? E’
molto difficile! Forse l’equilibrio tra i due ingredienti è l’anima della
democrazia. Ricordate un attimo le discussioni sull’iPhone del terrorista di
San Bernardino, nello spionaggio da parte della Cia dei governi alleati, nella
legge emanata nella notte dal presidente Usa Barack Obama che allarga ai
cittadini di Paesi alleati alcune garanzie degli statunitensi, tra cui la
possibilità di fare causa al governo Usa. Sono tutti episodi che rimarcano ogni
volta il grave problema. La cybersecurity , la garanzia della privacy e la
sicurezza sono sempre al centro delle discussioni. Le posizioni rappresentate dal Garante della
Privacy e della Polizia Postale sono state esemplificative di come le diverse
esigenze debbano trovare necessariamente un equilibrio e coesistere all'interno
delle moderni società. L’Ufficio del
Garante per la protezione dei dati personali dice chiaramente che
siamo di fronte a due piani diversi. Da un lato la protezione della sfera
individuale (la cosiddetta privacy) e il rispetto di regole finalizzate al
mantenimento della sicurezza, sia informatica che pubblica, e dall'altro il
buon funzionamento della giustizia con l’accertamento della repressione dei
reati.
Attualmente la legge permette di installare
le telecamere in tutte le scuole, compresi gli asili nido, per tutelare i
ragazzi che dovessero avere a che fare con insegnanti non conformi alle
esigenze dell'insegnamento, oppure con “piccoli boss” che li dovessero vessare
nel quotidiano. Certo che le telecamere vanno un po’ a violare una forma
generica di privacy, ma di contro farebbero emergere -ed in alcuni casi
frenerebbero- quei comportamenti odiosi contrari, al buon senso e all'animo
umano. Molti si proclamano favorevoli alla vigilanza e al controllo,
sacrificando una parte della privacy, per il benessere e la sicurezza di tutti.
Altri al contrario difendono la loro privacy sacrificando tutto, anche la
sicurezza del singolo. Però se da una parte tanti dicono di tenere alla
riservatezza perché poi gli stessi dall’altra, con l’utilizzo di Internet, e
tutto il resto, mettono tutto in piazza, alla portata di chiunque, senza alcun
pudore e senza alcuna vergogna. Vengono pubblicate le foto di bambini
piccolissimi, si raccontano i propri litigi, si parla dei fatti più intimi e
personali, poi, in nome della privacy, non vogliono le telecamere sul posto di
lavoro. E' controverso. Certo non si può avere una telecamera in ogni
dove. E cosa dire in merito sul Grande Fratello, un programma demenziale e
diseducativo che grazie alle telecamere registra odience importanti. Là si
rinuncia alla privacy ma in nome di cosa?
E se vogliamo parlare del terrorismo che è
anche una grave piaga. Sicuramente una delle armi più efficaci per combattere
il terrorismo internazionale e nazionale è costituito da una continua, metodica
e professionale attività di Intelligence che monitori tutti quei soggetti
potenzialmente a rischio di essere terroristi, vilando una parte di quella
sfera privata di tanti. Più l’attività di prevenzione criminale è efficace più
diventa invasiva del singolo, nel controllo dei movimenti, nell'ascolto delle conversazioni
ecc. Certo che con le telecamere o con il controllo di polizia che vi è su
tutti i tipi di dati, non si riesce comunque ad emarginare in modo completo il
problema della sicurezza, ma se non ci fosse proprio.
Si ritorna così, dunque e sempre, in mezzo al
dubbio di optare sul fatto se valga o meno la pena sacrificare pezzi della
nostra vita privata all'insegna di una presunta maggior sicurezza. Chi conosce
la giusta via?
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