IL RICORDO DI KAHLIL GIBRAN

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Ordina le poesie di Kahlil Gibran Clicca qui Kahlil Gibran è stato un poeta libanese naturalizzato statunitense, nato a New York l’11 aprile 1931. Visto inizialmente come uno scrittore visionario perché le sue parole erano quelle di un profeta, capaci di forgiare le menti e imprimersi indelebili nelle coscienze.  Dall’indole solitaria e riflessiva, il poeta ha parlato del costante fluire dell’acqua, del ciclo della vita e del movimento degli astri tramutando il simbolismo naturale in una realtà effettiva dalla quale trarre preziosi insegnamenti. Le sue opere furono distribuite ben oltre il suo paese d'origine e i suoi scritti divennero famosi anche perché considerati da molti come "perle di saggezza", nonché punti di riferimento mistici. Il suo libro più celebre è stato “Il profeta” pubblicato nel 1923. Un volume peculiare, unico nel suo genere, composto di ventisei saggi scritti sotto forma di poesia. Gibran, in molti dei suoi componimenti, descrive la realtà e il mondo

IL SUICIDIO ASSISTITO IN ITALIA

la dolce morte eutanasia

Per ora l'eutanasia in Italia è stata solo una proposta di legge del 2013. Solo in alcuni paesi come la Svizzera, è consentita. Il Belgio è l’unico Stato in cui la morte «dolce» per i malati terminali è consentita a pazienti di ogni età.

L’eutanasia è stata legalizzata in Belgio nel settembre del 2002 ed è uno dei pochi Paesi in cui la pratica è consentita. Ma è anche l’unico - al mondo - dove si è deciso di estenderla anche ai minorenni, ma dietro richiesta dei genitori. La richiesta dei genitori va poi sottoposta al Dipartimento di controllo federale e valutazione dell’eutanasia. Il Dipartimento competente afferma che ci sono pochissimi casi di bambini che ci vengono sottoposti, ma questo non significa che va rifiutato loro il diritto ad una morte dignitosa. Per avere il consenso a procedere è necessario che le sofferenze siano insopportabili e continue, fisiche o mentali. Per ora la maggior parte dei casi ha riguardato persone con meno di 80 anni e che soffrivano di cancro.
Forse solo chi attraversa certe patimenti potrebbe avere un parere formalmente giusto, ma questo è un parere che non può arrivare. Si dice che la morte non si augura neanche al peggior nemico, ma se qualcuno vive -si fa per dire- in condizioni veramente di piena sofferenza e malattia, che non ha alcuna via di uscita, ed il cui destino è inequivocabilmente quello di morire, non sarebbe meglio fargli finire i suoi giorni nel modo migliore e con dignità. Non è tanto sbagliato. La morte prima o poi arriva, ci crolla il mondo addosso e ci toglie i nostri cari, ma è vero pure che bisogna avere rispetto di tutti e delle loro volontà, soprattutto se sono malati.
Un problema che la politica italiana da tanti anni rimanda. Ma che tornerà sempre alla ribalta fino a quando non saranno prese delle decisioni. Due uomini sono deceduti volontariamente per porre fine alle sofferenze, che nessuno mai potrà capire o giudicare.
Alle ore 11.40 del 27 febbraio 2017 moriva DJ Fabo. Il suo ultimo messaggio: "Sollevato da un inferno di dolore non grazie allo Stato". Ha scelto di andarsene rispettando le regole di un Paese che non è quello italiano e non è quello suo. Ha morso un pulsante per attivare l'immissione del farmaco letale che lo ha portato alla morte. Temeva di non farcela, ha scherzato fino a poco prima, ha raccontato chi lo ha accompagnato, assumendosi le sue responsabilità e rischiando provvedimenti giuridici non di poco conto. Il suo amico Marco Cappato si è preso una grande responsabilità, ricordando a tutti noi che molti malati sono costretti ad emigrare per ottenere l'eutanasia e ciò è discriminatorio anche per i costi che richiede.
È stata la scelta di una persona vivace che dopo anni di terapia senza esito, aveva chiesto alle istituzioni di intervenire per regolamentare l'eutanasia e permettere a ciascun individuo di essere libero di scegliere fino alla fine. Dopo non gli è rimasto altro che ringraziare la persona che lo ha sollevato da quell’inferno di dolore. Il giorno dopo, la morte di un altro italiano Gianni Trez, 65 anni, un pensionato della Telecom partito da Venezia per andare incontro alla morte. Lui è stato accompagnato dalla moglie Emanuela e dalla figlia Marta.
Per la santa sede questo rappresenta una sconfitta per la società. Queste tristissime vicende devono spingerci a riflettere. Il presidente della sede Pontificia Accademia per la Vita, arcivescovo Vincenzo Paglia sostiene di essere: "sdegnato di questa società che non riesce a star vicino, ad aiutare, e non riesce a far capire che l'altro è importante, e a farlo sentire utile".
Credo che non sia sempre vero affermare che finché c'è vita c'è speranza. Il parlamento è ancora in alto mare, si parla di proposte di legge sul testamento biologico, altri vogliono regolamentare l’eutanasia. Il mio parere personale è quello di voler prendere atto di questo atteggiamento indifferente, pigro e sordo del nostro numeroso parlamento e di tutti rappresentanti politici che ci governano sul tema del fine vita. E’ stata in passato approvata una legge sul testamento biologico che però non ha ancora dei veri decreti di attuazione da parte del Ministero della Salute per poter essere applicata. Il vuoto normativo rimane ancora, nonostante la Corte Costituzionale ha imposto nell’anno 2018 di legiferare al fine di colmare l’assurda assenza di legge. I dati statistici sostengono che oltre il 70% della popolazione italiana si mostra favorevole all’introduzione di una legge sull’eutanasia, però tutto questo rimane del tutto ignorato in modo sistematico dall’intero sistema politico nazionale. I fatti dimostrano che, di legislatura in legislatura, tutti tengono alla poltrona ma nessuno vuole assumere una posizione chiara allungano i tempi all’infinito, per passare il famoso cerino acceso a qualcun altro. 
Io sono favorevole al testamento biologico e quindi non mi arrendo all’indifferenza politica. Le morali possono essere controverse, ma delle decisioni devono essere prese. Dobbiamo permettere ai medici di dare una mano ai pazienti più gravi, in modo che vadano via senza urlare di dolore. Dove si può, potremmo permettere anche l'eutanasia per legge.

Link:
http://archivio.panorama.it/archivio/Eutanasia-in-Italia-si-fa-ma-nessuno-puo-confessarlo

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