Le pagine di cronaca
nera, i Tg, i talk show, i social e i giornali in genere, raccontano continuamente
di donne che subiscono violenza da parte dei loro, mariti, compagni, fidanzati,
padri, a volte anche i figli. Le mura domestiche o le relazioni più importanti,
diventano gli scenari orribili di dinamiche psicologiche di ogni genere.
Sono
milioni i casi di donne italiane che diventano vittime dei loro compagni e purtroppo
solo una piccola percentuale di loro ha poi il coraggio di denunciare l’accaduto.
Forse sarebbe anche giusto che chi è più vicino a queste situazioni, trovi per
primo il coraggio di denunciare. Ricordiamo che il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Le statistiche
dicono che sono ancora poche donne che si ribellano alla violenza domestica, e
continuano a sopportare sotto quelle macerie di un rapporto sbagliato. Eppure alcune
potrebbero ripiegare sui propri genitori, farsi ospitare da familiari, o da
strutture protette.
Accade a molti
di vivere questa situazione come spettatore e troppo spesso il sospetto o la
certezza del maltrattamento subito da una donna che conosciamo può
suscitare sentimenti di rabbia o, peggio, incredulità. Le storie di cronaca raccontano
di storie incredibili di maltrattamenti verso le donne, troppo spesso da chi è
più vicino. Uno degli ultimi casi è quello di Noemi Durini,
la 16enne uccisa a settembre dal fidanzatino, che tutti sapevano avere dei
problemi comportamentali, ma che ha visto intervenire solo la madre della
giovane. Qualche giorno prima della sua scomparsa Noemi aveva
postato su facebook foto e parole che lasciavano intendere di essere
vittima di un amore violento. Anche dalle interviste raccolte, molte delle sue
amiche hanno ammesso di essere consapevoli delle violenze patite dalla loro amica
e del comportamento strano del suo fidanzato.
In realtà é dura
per tutti, fermarsi un attimo, guardarsi allo specchio e fare i conti con la propria
coscienza e con violenza domestica che si subisce perché significa veramente mettere
in gioco la propria vita, i propri sentimenti e pensieri, i propri affetti e confrontarsi
con gli stereotipi, i giudizi ed infine prendere una posizione forte. Ma se in
qualche modo si è vicini a situazioni analoghe, qualcosa bisogna fare anche se
non è per niente facile. Non è facile perché in situazioni di questo tipo,
solitamente si conoscono entrambi: la donna che subisce la violenza e l’uomo
che la esercita perché. Denunciare una cosa così grave non è da tutti e poi
bisognerebbe esserne certi non avere solo dei sospetti. Credere di fare il
giusto e denunciare le violenze, significa schierarsi dalla parte delle donne
che subiscono violenza di ogni genere. Eppure vi sono
una serie di campanelli di allarmi che posso far capire con una certa facilità
se una donna sta subendo violenza.
I FATTORI
INDICATORI
Ci sono diversi
fattori che possono aiutare perché fanno riconosce quelle situazioni dove la
donna viene maltrattata e possono essere di origine psicologica,
comportamentale, o fisica. In realtà i meri sospetti possono essere sbagliati o
contorti, di fatto l’unica certezza è l’ammissione della vittima alla quale
andrebbe chiesta solo in un contesto di assoluta calma e tranquillità. Questo è
l’unico modo incontrovertibile per non sbagliare una valutazione ed esserne
sicuro. Comunque i fattori indicatori possono essere:
psicologici:
stati d’ansia, stress, attacchi di panico, depressione, perdita di autostima,
agitazione, autocolpevolizzazione
comportamentali:
ritardi o assenze dal lavoro, agitazione esagerata per l’assenza da casa,
racconti incongruenti sulle ferite, passività o forte insicurezza nelle
relazioni, isolamento sociale
fisici:
contusioni, bruciature, lividi, fratture, occhi neri, danni permanenti, aborti
“spontanei”, disordini alimentari.
COME POSSO AIUTARE
Per una persona comune che non sa cosa fare bisogna rimanere con i piedi
per terra ed essere consapevoli che la situazione non è facile e non è
risolvibile in breve con espedienti rapidi, semplici e indolore. Bisogna
rendersi conto della complessità della vicenda per decidere di voler dare un
aiuto concreto, informandosi innanzitutto presso dei centri idonei antiviolenza
e documentandosi sull’argomento. Per poter pure solo riferire ulteriormente ad
enti o autorità competenti è doveroso:
- prendersi tutto il tempo possibile per ascoltare il racconto della
vittima, mettendolo a suo agio e senza procurare interruzioni;
- dare sostengo pure morale alla vittima, credendo in quello che dice pere
dirglielo direttamente. Per la donna questo è un passo importante che la
spingerà ad aprirsi ulteriormente. Non stupirsi del fatto che il racconto può
far emergere sentimenti della donna verso il compagno molto diversi e
contrastante fra loro come amore e paura;
- farle capire che comunque non vi nessuna giustificazione alla violenza che
subisce e che qualsiasi cosa abbia fatto, per quanto possa essere ritenuta
grave, non è colpa sua.
- farle capire che lei è la protagonista della sua vita, della sua
felicità e spensieratezza e che non mai troppo tardi per prendere una decisione
che la porterà a superare tutto;
- farle domande soprattutto per capire da quanto tempo avviene la
violenza, se è aumentata nel tempo e se ci sono armi in casa. Queste domande
serviranno per capire anche la pericolosità della situazione che sta vivendo;
- non dare giudizi di ogni modo nè tanto meno consigli su cosa
avreste fatto al suo posto e quindi su quello che deve fare, perché parlandone sarà
lei stessa a capire e dire ciò di cui ha bisogno;
- dare una certa costanza di presenza in quanto chi è vittima solitamente bisogno
della vicinanza della persona che la sta ascoltando. Di solito al maltrattamento
si associa un forte fase di isolamento e una chiusura verso tutti.
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0637518282 |
CHI FARE INTERVENIRE
Dopo aver il primo tipo di sostegno ed una volta che la vittima ha fatto
chiarezza dentro di se, su quello di cui ha bisogno e quello che va fatto è opportuno
dare un contributo aiutandola anche nelle cose quotidiane e poi cercando
insieme a lei delle tattiche alternative mettendola, magari, in contatto con
centro antiviolenza come il Telefono Rosa al numero 0637518282. Il servizio può anche
essere contattato al fax 0637518289, oppure alla mail telefonorosa@alice.it . Le sedi del
sevizio sono a Roma Viale Giuseppe
Mazzini, 73 - Torino Via Assietta,
13/a - Verona Via S. Toscana, 1/P
- Mantova Via Tassoni, 14 - Napoli Via Adriano n° 80 - Ceccano Via San Francesco - Bronte Corso Umberto n.354. Va sempre
sostenuta ad ogni decisione perché comunque ci sono sempre dei rischi legati a
ogni decisione presa da una donna maltrattata. Fate presente di poter
chiamare, contattare a parlare con un qualsiasi esperto del centro antiviolenza
più vicino, e che sarà ascoltata e le saranno fornite tutte le informazioni
utili, in modo completamente anonimo e gratuito. Solo in casi di estrema emergenza
si possono chiamare, Polizia 113; Carabinieri 112; emergenza sanitaria 118; la
Linea di aiuto sulla violenza, multilingue e attiva 24 ore su 24 in tutta
Italia, 1522, con chiamata gratuita.
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