L’Europa e non
solo, nel mirino dell’Isis. Spagna, Gran Bretagna, Germania, Belgio, Francia e
molti altri posti non europei sono stati già colpiti da attentati bomba o
eseguiti con i mezzi di trasporto, che hanno causato molti e feriti. Se
ci pensiamo tra gli ultimi la Stazione di Parsons Green, la Rambla, La Promenda
Westminster, il mercatino di Berlino, sono tutti posti scelti perché luoghi
solitamente pieni di passanti innocenti.
Un girotondo della paura che fa sempre
temere il peggio ed è proprio l’obiettivo dei terroristi. In Italia, fino ad
oggi, comunque un paese occidentale vicino a tutti gli altri, che ha mostrato
sdegno per i fatti successi non è ancora accaduto niente. E allora tutti ci
chiediamo fino a quando saremo così fortunati e soprattutto perché lo siamo
stati fino ad ora. Quando toccherà a noi, dove tra le strade girano culture e
pensieri provenienti da ogni parte del mondo? L’Italia non è stata ancora
veramente toccata dagli attacchi dell’Isis. Ci sarà uno o più motivi per il
quale è così e certamente non è perché siamo più belli. Forse come dice qualche
politico che cavalca l’onda, la giustificazione sta nella bravura del Governo
Italiano? La parte dell’Italia che si dedica all’anti terrorismo funziona
meglio di altre parti, perché noi qui abbiamo una lunga storia che dagli anni
’70 ad oggi, ci ha costretti ad attrezzarci contro le minacce del terrorismo sia interno
che internazionale. Pensiamo un attimo alla varie frange estremiste interne di
varie matrici coma la sinistra estrema, gli anarchici, i fanatici dell’estrema
destra oppure i terroristi libici e palestinesi che non risparmiano nessuno.
Apparentemente esiste un ottimo coordinamento tra i vari reparti incaricati
delle forze di polizia sul territorio ed i servizi d’intelligence centrali, che
si aggiornano continuamente con i vari comitati istituti presso le Prefetture
ed il palazzo di Governo, per monitorare e controllare l’ordine pubblico, ma può
mai essere solo questo?
I COMBATTENTI
STRANIERI
Di fatto, per
quanto è noto dalle stime e dati statistici il numero di foreign fighters in
Italia non è paragonabile a quello di paesi come la Francia o in
proporzione del Belgio, dove le comunità islamiche si sono radicate moltissimo nel
tempo producendo giovani di terze generazioni che rappresentano gli immigrati
a vita ,mai integrati che si riconoscono solo nella loro crisi di identità, e
quindi diventano facili prede per i manipolatori che fanno propaganda islamista
in rete e successivi arruolamenti. Questo numero di giovani, nettamente più basso, di ritorno
dalla Siria, fa sì che il pericolo in Italia sia ridimensionato rispetto ad
altri, ma questo certo non vuol dire che è uguale a zero. E’ dimostrato che il
modo migliore per l’isis di raccogliere fedeli e indottrinarli alla guerra è
quello di reclutare i suoi combattenti tra i bambini, dove non si lavora per
una manipolazione ideologica, ma per una vera e propria costruzione della
personalità, ed i giovani che in un secondo momento vengono reclutati ed ai
quali viene indottrinato un percorso formativo da combattente. A loro viene
insegnato una rilettura del Corano, declinata secondo i principi dell'Isìs,
dove ogni forma di aggressività viene legittimata. Vengono quindi inseriti nei
campi di addestramento, dove viene insegnato il combattimento con e senza armi.
Successivamente vengono coinvolti come spettatori nelle esecuzioni
dei nemici catturati ed in qualche caso viene concesso loro di fare anche fuoco
sulle vittime. Chi sposa la jihad è passato dal sogno di sentirsi cittadino del
mondo e si sente parte di una comunità locale, chiusa e aggressiva. Vogliono la
propria indipendenza economica ma sono costretti dalla crisi a restare a vivere
con i genitori. La “risposta” la trovano così nella religione dell'islam.
GLI STRANIERI IN
ITALIA
Le statistiche
di coloro che si sono radicalizzati in Europa, a ingrossare le eventuali file
dell’Isis sono soprattutto i figli di stranieri che abbiamo accolto molti anni
fa. Infatti il 65% è composto da europei oramai di seconda o anche terza
generazione. Il 20-25% è formato invece da autoctoni convertiti, come attestato
Olivier Roy, politologo e autore di Generazione Isis. I più
preoccupanti sono comunque ancora quelli di terza generazione perché le nostre
seconde generazioni sono ancora abbastanza giovani, seppure mai dire mai, per essere reclutati
alla guerra.
LA POSIZIONE
DELL’ITALIA
Il nostro paese
non si è mai dichiarato radicalmente da nessuna parte, si espone si ma fino ad
un certo punto senza essere mai solo amico di uno o dell’altro. La proiezione
dell’Italia all’estero c’è ma non è dichiaratamente di parte. Noi ci siamo
rifiutati di partecipare coi nostri aerei da combattimento ad azioni belliche
dirette contro obiettivi individuati strategici in Siria, in Iraq, in LIbia, ed
allo stesso tempo abbiamo offerto l’addestramento e l’esperienza dei nostri
eccellenti carabinieri in Libia e in Afghanistan, oltre a fornire un ospedale
da campo con un presidio di unità speciali. Un paese amico di tutti. Anche il
rapporto che hanno i nostri militari con le popolazioni locali è improntato a
un rispetto e a una umanità che ci contraddistinguono rispetto a tutti gli
altri contingenti. Questo atteggiamento non ben definito e di umanità non ci
preserva del tutto da futuri attacchi, dimostrazione lo è l’attacco sferrato
contro i carabinieri di Nassiriya, ma da, certamente, una mano a mantenere aperto
una strada di dialogo che serve per prevenire i rischi.
A maggio
ci sono stati quattro bosniaci arrestati perché preparavano un attentato a
Venezia. A dicembre 2016 un italo marocchino è stato arrestato perché preparava
un attentato a Sesto San Giovanni. Oltre questi ci sono stati altri episodi
sventati, quindi, nonostante tutto non siamo al sicuro.
GLI ATTENTATI
ESEGUITI
Gli attentatigià eseguiti sia in Europa che negli Stati Uniti sono oramai numerosissimi ed
altrettanto numerose sono state le vittime, tenendo presente solo quegli
episodi che poi sono stati rivendicati dall’Isis. Dalla nascita del Califfato
tantissimi sono stati gli attentati in Europa e Stati Uniti rivendicati dall’Isis. La Francia
è tra i paesi più colpiti. Le stime affermano che circa il 73% degli attentatori
sono cittadini dello stesso paese che è
stato colpito, mentre circa il 5% è composto da rifugiati o richiedenti asilo.
L’età media degli attentatori è di 27 anni. Sta anche salendo la percentuale di
impiego femminile negli attentati.
IL RUOLO DEGLI SBARCHI
Nei primi 6 mesi
del 2017 sono arrivati via mare nel nostro Paese oltre 92.000 migranti (contro
i 64.000 dello stesso periodo del 2016). Il loro aumento non ha nulla a che
fare con l’allarme terrorismo (legato invece alla radicalizzazione di chi vive
già in Europa). Ma gli sbarchi restano al centro delle polemiche politiche.
L’ultima riguarda la richiesta dell’Italia di un maggiore aiuto da parte degli
Stati Ue per gestire l’emergenza. Il 2 luglio Roma ha ottenuto da Germania e
Francia più risorse per pattugliare il Mediterraneo e potenziare il
coordinamento fra le marine e le navi delle Ong, che potrebbero subire alcune
limitazioni. L’accordo è arrivato dopo la minaccia di chiudere i porti italiani
ai soccorritori e precede una possibile intesa per estendere i controlli alle
coste di partenza, in Libia e Tunisia. Però va tenuto presente in questa considerazioni
quello che è già emerso e sta emergendo sulle Ong e sulla loro bontà d’opera.
Inoltre se è pur vero che il problema della radicalizzazione proviene da coloro
che sono già stanziati sul territorio da 2 o 3 generazioni, e non quelli che
stanno sbarcando ora, va altrettanto considerato che i radicalizzati sono
comunque figli di coloro che sono sbarcati anni fa e che quindi è molto
probabile che i figli di coloro che
stanno sbarcando ora, saranno i futuri radicalizzati.
TERRITORIO
STRATEGICO DI PASSAGGIO
L’Italia in
tutto questo, senza stare ora a discutere sulle ragioni o responsabilità di ogni
parte e nazione, è essenzialmente un territorio di transito necessario ed utile
a tutti. E’ così da sempre, l’Italia detiene storicamente il suo ruolo di
territorio di transito fin dai tempi dei grandi conflitti mediorientali, perché
tutti quelli che devono spostarsi in Europa di volta in volta passano per
l’Italia. Un esempio, è stata la piattaforma per gli aerei americani, francesi
e inglesi nella guerra a Gheddafi. Un luogo di passaggio e forse di
preparazione logistica per foreign fighters che vogliono compiere attentati nel
resto d’Europa. Quindi, a loro per primi, non conviene attaccare il territorio
dove gli è consentito di entrare, stazionare, uscire ed organizzarsi,
sostanzialmente senza avere alcun tipo di controllo. Un attentato contro
l’Italia potrebbe compromettere questa loro serenità organizzativa. Lo siamo sempre stati, una terra che ha
visto transitare eserciti con
le bandiere più disparate e quindi perché non gli jihadisti. Non siamo ancora un terreno di battaglia. Ma siamo un
passaggio per migranti da Nordafrica e paesi subsahariani, in un’epoca di forte
instabilità del Mediterraneo. Insomma la casa del buon Gesù, dove è più facile fare i fatti
propri e poi colpire la vittima europea designata. Sarà sempre così?
Fino a quando
questi diversi motivi saranno sufficienti
ad allontanare un concreto pericolo? Secondo alcuni prima o poi è inevitabile un attentato anche in Italia. Fino ad oggi è andata bene, si fa per dire, ma non saremo immuni
per sempre.
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