CONTRADDIRE IL TONO E NON LE PAROLE NELLA CONVERSAZIONE

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Negli ultimi tempi, mi è capitato spesso di riflettere su come comunichiamo. O forse è più corretto dire: su come non comunichiamo davvero. Mi osservo, guardo come interagisco con gli altri, rivedo mentalmente alcune conversazioni che ho avuto, e noto un modello ricorrente: il dialogo, troppo spesso, si trasforma in discussione. Non tanto per divergenza di idee, quanto per qualcosa di più sottile, quasi invisibile a occhio nudo: il tono. Secondo me noi siamo essenzialmente incoerenti ma ci aspettiamo da noi e dagli altri coerenza e affidabilità. Dentro di noi siamo divisi tra ciò che vogliamo e ciò che poi riusciamo a fare e la forbice del volere/potere è sempre più ampia. Parliamo di bene verso gli altri ma spesso viene fuori tutto il nostro peggio e l’assurdo che spesso contraddiciamo quello che ci viene detto, solo per il tono e non per il contenuto. Spesso non siamo sinceri noi ma il peccato è sempre dell’altro.  Ho iniziato a chiedermi: quante volte, nella mia vita, ho contrad...

RIVIVERE DOPO UNA VIOLENZA

violenza sulle donne tra le mura domestiche

Sono milioni le donne italiane che sono vittime di botte dei loro compagni. Solo una piccola percentuale si fa coraggio e denuncia l’accaduto, ma spesso, la denuncia, non serve a marginare il pericolo. Eppure in alcuni casi parlarne e ricominciare si può.

In effetti sono ancora poche donne che si ribellano alla violenza domestica, per ricominciare di nuovo, sotto le macerie di un rapporto fallito, o meglio, proprio sbagliato. Per molte di loro, un primo ostacolo è anche la paura di non farcela, per la necessità di trovare un lavoro e mantenersi da sola. Spesso questa incognita di riuscire a mantenersi da sola è un vero freno, spiegano alcuni esperti.
Al principio alcune possono ripiegare sui propri genitori, farsi ospitare da familiari, o da strutture protetta, dove in qualche modo vitto e alloggio sono gratis, e nel frattempo ci si dà da fare per trovare un lavoro, fare mi primi colloqui, frequentare dei corsi formativi, ma poi? Inoltre non tutte hanno le spalle coperte dalla propria famiglia.
La Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne ha obbligato lo Stato italiano a mettere a disposizione, di chi ne ha bisogno, i mezzi necessari per tutelare le vittime di violenza. Spesso questi fondi sono bloccati dalla burocrazia.
Secondo gli ultimi dati della Corte dei Conti, i centri antiviolenza accreditati hanno ricevuto in media 5.862 euro all’anno, una cifra che basta giusto per le spese delle bollette.
Eppure nonostante tutto ci sono casi proprio eclatanti dove sono le stesse vittime a voler rimanere legate al loro aguzzino, anche quando si è superato ogni limite. Basti pensare all’ultimo episodio di violenza dell’11 gennaio 2017, a Messina, dove Ylenia Grazia Bonavera ha continuato a difendere il suo ragazzo, Alessio Mantineo, accusato di averla aggredita dandole fuoco.
Aiuti economici sono fondamentali per chi sta affrontando un percorso di uscita dalle ripetute violenze domestiche.
L’augurio è quello di rinascita.

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