WALKING AROUND DI PABLO NERUDA

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In questa poesia puoi scoprire la triste esistenza degli esseri umani descritta nei versi di Walking Around, la poesia denuncia scritta da Pablo Neruda contro la carcerazione sociale di cui sono prigionieri tutti gli esseri umani del mondo contemporaneo. Walking Around (Andando in giro) è una poesia che propone una dura critica dell’autore verso il modo di vivere dell’uomo nella società che lo circonda.  Il poeta si sente di denunciare il sistema sociale esistente che crea, inevitabilmente l’alienazione negli uomini. Questo “Girovagare” per la città ecco che inizia a prendere forma motivato dalle forti influenze che il poeta inizia a vivere a Buenos Aires, dov’era arrivato come console cileno. Walking Around è stata scritta da Pablo Neruda a Buenos Aires tra l’ottobre e il dicembre del 1933, può essere associata al surrealismo, e fa parte di Residencia en la tierra (1933 – 1935 -1947), una raccolta di poesie nota per trasmettere i sentimenti di Pablo Neruda sulle situazioni sociali del

L’ANSIA NON E’ SOLO NEGATIVITA’

ansia

Ci sono sentimenti che per il loro nome ed uso nel gergo comune vengono usualmente catalogati in modo negativo, mentre altri vengono solitamente catalogati in modo positivo. L’ansia è un sentimento che tra questi viene solitamente percepito come un qualcosa di negativo se pur non terribile. In realtà si tratta di un’anticipazione percepita di un pericolo incombente, la cui origine è sconosciuta o non riconosciuta. La caratteristica principale è un intenso disagio psichico, causato dalla sensazione di non essere in grado di fronteggiare gli eventi che verranno. Per questo, chi la prova, arriva anche ad avvertire sintomi fisici come tensione muscolare, sudore alle mani, blocco allo stomaco ecc.


Un tempo, di solito, l’ansia veniva trattata come se fosse un disturbo cardiaco o respiratorio, poi Sigmund Freud identificò la nevrosi da ansia come una categoria diagnostica autonoma. Freud riteneva che l'ansia insorgesse di fronte al manifestarsi di pulsioni aggressive e sessuali inaccettabili. 
Il nuovo libro di Daria Bignardi che s’intitola “Storia della mia ansia” è il sesto per l’autrice ed ha ottenuto certamente riscontro positivo. In questo romanzo si parla proprio dell'ansia, ma non più vista come un sentimento assolutamente negativo. La protagonista del libro è Lea Vincre, una donna, al centro di una storia sentimentale disperata, che è molto impegnata e che ogni giorno deve fare i conti con tutti gli impegni, lottando costantemente per trovare quell'equilibrio difficile tra la famiglia, il lavoro, l’amore, l’ansia e la malattia. Secondo l’autrice l’ansia è uno stato d’animo intenso, pericoloso, che rischia di rovinarti la vita, ma se preso per il verso giusto, può anche fornire la giusta energia creativa, come dimostra l’esperienza dell’autrice, poiché l’ansia è stata il motore del suo successo.
L’autrice racconta che per moltissimo tempo ha odiato l’ansia di sua madre e non sua madre come persona, tanto da non volerla riconoscere e arrivare a rimuoverla. Parla di quell'energia che la guidava e l’obbligava alle prove più difficili e faticose che la spingevano a stringere legami con persone con le quali non era a suo agio. Era una forma di ansia che aveva odiato in sua madre. Uno dei suoi ricordi di bambina l’ha legato a Lea Vincre, la protagonista di questo suo libro: “sono le otto di sera e di nascosto da mia madre porto indietro di dieci minuti le lancette della sveglia di cucina perché se alle otto in punto mio padre non arriva a cena, mia madre mi infila il cappotto sul pigiama e mi porta fuori con lei a cercarlo, al freddo, nella nebbia di Ferrara”.
’ansia può essere pericolosa perché non fa sentire la fatica, lascia scoperti, fragili, vulnerabili e nei periodi peggiori, può condizionare la vita, perché fissa l’attenzione sulle cose negative e fa perde di vista tutto il resto, soprattutto le cose più belle che si perdono nel nulla. Il libro insegna che però d’altro canto può essere anche una bellissima energia creativa, una marea che ti porta fin dove non avresti mai pensato di arrivare. L’autrice ammette che tutto quello che ha fatto nella vita, dall'andarsene dalla sua piccola città di provincia, quando aveva vent'anni per cercare lavoro a Londra, fino a lavorare nei giornali e poi in televisione, l’ha sempre fatto ascoltando e seguendo un bisogno urgente di libertà e di voler creare qualcosa da condividere con gli altri per riuscire a placare l’ansia.
COME AFFRONTARE L’ANSIA
  • imparare a parlare con se stessi, perché auto supportandoci nelle situazioni stressanti è di grande aiuto. In uno studio del 2014 pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology, è stato affermato che quando ci si rivolge a se stessi  con il proprio nome, si riesce a sostenere meglio i compiti stressanti rispetto a chi parla con sé usando il pronome di prima persona “io”;
  • imparare a respirare profondamente perché aiuta il corpo a rilassarsi. Questo meccanismo di difesa è una reazione fisiologica agli stimoli percepiti come minacciosi, e serve ad allontanare il pericolo eliminandolo direttamente o addirittura allontanandolo;
  • imparare a prendere con più leggerezza la paura trasformandolo in un gioco, pensando che anche se fallisco ho la possibilità di riprovare fino a quando non ci riesco;
  • imparare a trasforma l'agitazione in entusiasmo, cercando provando a trasformare quell'eccitazione negativa in eccitazione positiva, cioè in entusiasmo, caricandoci di adrenalina;
  • imparare a valutare il tutto nella generalità, perché fare una lista delle cose che stanno andando bene e una di quelle che non vanno funzionando può aiutare a capire che comunque il quadro generale è positivo. Chi soffre di ansia e stress tende spesso a vedere tutto nero, ma non va valutata così. 
In questo libro, forse il più impegnativo scritto da Daria Bignardi, uno dei tratti riportati tramite l’ansia è la paura di abbandono. La protagonista Lea non annovera tra le sue più grandi paure la malattia o la morte, ma la paura di perdere l’amore. Leggendo il libro si percepisce che si può imparare a gestire la proprie paure di abbandono. Infondo chi di noi non ha paura di qualcosa?

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