Nelle persone più adulte, mi rendo
conto, che l’abitudine ha preso il sopravvento sulla creatività, sull’eccitazione,
sulle passioni, sul rischio, sul disordine, sull’imprevisto, sul confuso. Tutte
emozioni che diventano difficili da cogliere perché, quella sconsideratezza
adolescenziale, si è assopita. Tutto quello che era l’essenza
dell’età adolescenziale si è gradatamente spento. La stagione della vita
che tutti raccontano come turbolenta.
Gli adolescenti sono immersi nel fugace nell’immediatezza,
vivono di attimi, senza pensare al futuro, si vestono come capita, si incontrano
dove capita, con qualsiasi mezzo, mangiano o bevono quello che trovano, perché a
loro basta stare insieme, oggi con alcuni, domani con altri, perché non hanno un
vero scopo da raggiungere, un obiettivo da concretizzare, ma solo un voler
provare, sperimentare poter raccontare, a volte fino a limiti sconsigliabili. Gli adulti vivono di ciclostili condizionati, di no
confezionati, di rinunce sconsiderate, sacrifici indispensabili per raggiungere
i propri obiettivi, una riconoscibilità, una stima sociale, uno status lavorativo.
I giovanissimi confondono i loro progetti con i
sogni, le loro passioni con i loro impegni, e il tutto spesso ha la durata di
un pomeriggio. Ma, come sempre, non è tutto oro quello che luccica. In effetti
vivono, per un verso, un periodo drammatico, dove non si sa ancora se prendere in riferimento,
il sesso o gli ideali, sbandando di qua e di là in improvvise malinconie
dettate dai loro facili fallimenti, perché il volume delle sensazioni è troppo
al di là delle parole a loro disposizione.
Agli adulti servirebbe per un po’ sentirsi
adolescenti ma alla fine l’adolescenza è solo una stagione della vita e nemmeno
tanto lunga, dove gli attori non sono in grado di capovolgere le cose, forse perché
in effetti non lo desiderano nemmeno. Loro hanno i loro gesti e comportamenti
che sono a volte fastidiosi e che gli adulti tollerano in attesa che diventino
maturi.
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