Fare
violenza a una persona, di qualsiasi genere sia, fisica o psichica, o addirittura ucciderla, è certamente qualcosa di sempre terribile a prescindere dal genere
diviso per sesso. Personalmente non vedo proprio dov’è la necessità di distinguere il reato, sottendendo che la cosa è
più grave se la vittima è una donna, ed ancora se di più se l'autore è un uomo legale da un qualche vincolo. E’ solo una discriminazione. Anche se una donna uccide un'altra donna è altrettanto grave.
Muore
una donna e subito si parla di emergenza, se poi viene addirittura uccisa è vero
allert, se l’autore è un uomo è orrendo e si parla di femminicidio, se lui aveva un legame con la vittima, una parola
coniata a pennello. E’ inaccettabile pensare che se l’autore è un’altra
donna poco importa invece. Sembra quasi
che se viene uccisa una donna e l’autore è un'altra donna non importa. E’ grave
solo se l’autore è uomo, perché solo gli uomini sono dei violenti, degli
assassini, dei crudeli, dei prepotenti. Io se viene uccisa una donna parlo di
omicidio, anche se l'autore fosse il marito.
Da
una parte è vero che vi sono delle costanti. Per la maggior parte delle vittime
uccise, le circostanze sono simili, quindi vi è la consapevolezza che
esiste un filo conduttore comune. Per molti anni non si è dato importanza al
numero delle donne uccise per possesso, gelosia, tradimento. Sono state solo le donne
attiviste dei centri antiviolenza e le giuriste più note, che per prime hanno
dedicato studio e lavoro per combattere il fenomeno.
Donne
ammazzate perché volevano lasciare il fidanzato, mogli uccise con figli perché
hanno chiesto la separazione, giovani strangolate perché non accettavano più il
fidanzato. Chi è stata bruciata, chi sparata, chi trafitta, chi soffocata, il
risultato è stato sempre lo stesso. Cambiano le armi, ma i motivi sono sempre
gli stessi. Nonostante
tutto questo l’omicidio secondo me non ha un sesso, per molte donne sarà difficilissimo
ammetterlo, ma io penso che sia così. Ritengo che una parte del problema sta
nella sproporzionata forza fisica che contraddistingue un uomo dalla donna, non dalla loro crudeltà.
In effetti in alcune persone di sesso maschile vi è ancora radicata
l’idea di una cultura di possesso e di sopraffazione verso la parte più debole.
Però allo stesso modo ritengo che a volte questa concezione esiste anche nelle
persone di sesso femminile. Si possono leggere post, commenti su
facebook, oppure una qualsiasi frase scritta da qualche parte, per me è una parte di
verità evidente.
L’assassinio è un reato grave e non vi è pena che tenga, ma può
essere compiuto e viene compiuto anche dalle donne. Lo stesso vale per tutti le altre forme di violenza.
Alcune
femmine più attiviste si scagliano maggiormente contro gli autori di questi assassini quando sono uomini, perché a loro dire, scattano ingiustamente delle
attenuanti insopportabili: "era ubriaco”, “era cieco di rabbia”, “era stato licenziato”, “era
depresso”, “era drogato”, “era impazzito”, “gli aveva messo contro i figli”. Sostengono
fermamente che queste morti sono frutto di una sistematica quanto inaccettabile
cultura del possesso o della sopraffazione. In parte va detto che è vero come
va anche detto che questo comportamento non è attribuibile ai soli uomini. In
effetti se una donna ammazza un’altra donna tutta questa rabbia non la vedo
venire fuori da parte di nessuno. Tanto meno se ne parla se la vittima
è un uomo. Eppure questi casi accadono. Si sottintende, sbagliando, una maggior
gravità se a morire è una donna, anche se di fatto le statistiche dicono che nella
totalità degli omicidi commessi neanche un terzo riguarda le donne. Il vero e
più grave equivoco è che poi si associa il concetto che se la violenza si
abbatta su una donna avviene proprio in quanto la vittima è donna.
La
cronaca ci mostra che lo sfocio nella violenza esiste ed il fenomeno
dell’omicidio delle donne c’è, ma spesso il risultato finale di questa violenza
fatta dagli uomini contro le donne è solo il risultato finale dettato da una
generica forza fisica superiore.
A volte infatti si legge di donne ammazzate
con crudeltà, poi il giorno dopo si legge di donne indegne che gravate da
frustrazione personali sfogano le loro rabbie nelle vittime più deboli di loro
come i figli, che sono facili bersagli. Probabilmente
se fossero state più forti le donne, avrebbero fatto violenza o omicidi di uomini in modo folle. Non dobbiamo pensare che le donne sono tutte vittime e
che gli uomini sono tutti carnefici. Pensate un po’ a tutti questi casi che
sono venuti fuori di recente e di estrema ed incredibile violenza commessa nelle
case di cura, ospizi o asili. Lì gli autori erano quasi tutte donne. Come ve lo
spiegate?
Volendo fare una brevissima sintesi diciamo che l’apposita legge fa riferimento alle violenze e reati di genere che sono aumentati soprattutto all’interno delle mura domestiche, pensando di inasprire le pene per coloro che hanno come vittime privilegiate le donne. Nel 2013 è stato emanato quell’apposito provvedimento per i casi di omicidio ove la vittima sia una donna in stato di gravidanza, oppure sia una persona della quale il colpevole sia il coniuge, fidanzato o con il quale vi sia stata una relazione affettiva, anche la convivenza. Evidentemente l'inasprimento della pena non ha prodotto risultati favorevoli.
Purtroppo
esistono tante situazioni difficili, molte persone crudeli, tanti esasperati, con
tutti i loro difetti e responsabilità oggettive per quello che fanno. Se la si
guarda così penso che possiamo essere d’accordo che il femminicidio allora non
esiste, esistono individui malvagi che si sfogano sugli esseri più deboli e fragili
che possono essere indistintamente uomini o donne, bambini o vecchi, estranei o donne unite da un legame.
Un omicidio è un omicidio. Non importa il sesso. Ci sono uomini che ammazzano donne e donne che ammazzano uomini. Dalla notte dei tempi. Il termine "femminicidio" è stato preso a prestito dal movimento femminista e radical-chic femminile borghese dalla terribile scoperta di anni fa' dalla cronaca nera messicana di povere donne trucidate da schifosi criminali dopo averle sfruttate in lavori da schiavisti (comandati anche da donne)e seppellite nel deserto per cancellare le tracce del crimine orrendo. Si specula quindi sul dolore e criminalizzare tutti gli uomini. Oggi essere un uomo si è additati potenzialmente come criminali e questo è discriminatorio. Basta guardare anche la cronaca per coniare anche il termine di "maschicidio" e studiare i motivi di stalking di donne verso uomini. Ma questo non fa' notizia, non è di moda, non è trend. Altrimenti si metterebbe in crisi un sistema ipocrita fatto anche di trasmissioni televisive che fanno audience. Quindi, la violenza VA' SEMPRE CONDANNATA. Al di là del sesso di apparenza. Tra un uomo ed una donna ci deve essere sempre rispetto e amore
RispondiEliminaUna delle poche riflessioni non ipocrite che è dato leggere!
RispondiEliminaCredo che tu non conosca la differenza tra femminicidio e omicidio. Non è detto che una donna uccisa sia femminicidio, es. il caso di michelle, la ragazza uccida a Roma, non è un femminicidio, è un omicidio
RispondiEliminaL’apposita legge fa riferimento alle violenze e i reati di genere che sono aumentati soprattutto all’interno delle mura domestiche, pensando di inasprire le pene per i reati che hanno come vittime privilegiate le donne. Nel 2013 è stato emanato quell’apposito provvedimento nei quali casi la vittima sia una donna in stato di gravidanza, oppure sia persona della quale il colpevole sia il coniuge, fidanzato o con il quale vi sia stata una relazione affettiva, anche la convivenza. Questa breve sintesi seppur non pienamente esaustiva non fa cambiare comunque l’opinione sull’argomento.
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