No al razzismo, rispetto. Il razzismo è un concetto molto radicato nell'uomo, antico come il tempo ed attuato in tanti posti e modi differenti. La storia, a volte molto
cruda, ci ha insegnato quanto può essere pericoloso ed attuale il fenomeno. Il
razzismo è la convinzione "viva" che tra gli uomini vi siano delle razze superiore ed
altre inferiori, che gli uomini siano tutti diversi tra loro a seconda della
razza cui appartengono e che vi siano razze superiori che debbano predominare e
discriminare quelle più deboli. Ora le forme di razzismo esistite, e che ancora
abitano i cuori della gente sono tante, e si esprimono in modi diversi.
Tutto
questo ha consentito nel tempo le stragi, la schiavitù, il colonialismo, le
varie intolleranze religiose e chi più ne ha più ne metta. In realtà vi sono
delle diversità oggettive dettate da alcuni aspetti che possono essere biologici,
culturali, religiosi, economici, filosofici, ecc. Ma questa, in realtà, non è la base del
razzismo, le motivazioni sono altre. E' il sentimento negativo che si può arrivare
a provare verso una qualsiasi parte del proprio prossimo. Per questo
oggi ritengo che sia diventato davvero difficile individuare chi è razzista,
una volta che escludiamo qualche stupida frase detta qua e là senza gravi
conseguenze. A volte, infatti, noto che alcune persone di colore si comportano loro da
razzisti verso gli altri ed io ho assistito di persona.
A
mio parere un ennesimo atto di violenza accaduto di recente, l’omicidio di Idy
Diene avvenuto a Firenze il 5 marzo 2018 mentre camminava sul ponte Amerigo
Vespucci, ha animato nuove ed ulteriori strumentalizzazioni da parte della
gente di colore che è “ospite e non padrona” del nostro paese. In quel caso si tratta e si può parlare di
violenza e non di razzismo.
Ed
ecco nuovamente la strumentalizzazione per alimentare e giustificare discorsi e
azioni che seminano l’odio razzista e mettono in pericolo la vita di molte persone
che quotidianamente attraversano le nostre strade. Da parte dei connazionali della vittima, subito minacce palesate ed
assalto alle istituzioni locali, oltre a discorsi e retoriche che sollecitano
paura, odio, rabbia solo fine a se stessa, che degenera ulteriore rancore tra le
apparenti diversità. Spesso, gli episodi che nulla hanno a che fare con il
razzismo, vengo strumentalizzati per fare il proprio comodo in nome del “razzismo”. E’
stato ucciso uno di colore. Subito si parla di razzismo di persecuzione, si da
il via a manifestazioni violente, vengono propalate chiare e velate minacce di
ritorsione e si cerca di ricavarne qualcosa.
Ricordo che neanche un mese prima di quell'episodio, la Diciottenne romana Pamela Mastropietro, a Macerata, è stata fatta a pezzi
con un’accetta e poi chiusa in due trolley. La persona fermata un Nigeriano, eppure non ho visto le medesime manifestazioni di rabbia o gli stessi servizi
mediatici. Ora sono gli altri che fanno i razzisti con noi. Siamo arrivati all'assurdo opposto. In
questi casi vado inevitabilmente ad accostarmi a quelle idee un po’ più estreme
che ritengono necessario assumere iniziative importanti sul piano legislativo
in materia di sicurezza, per frenare gli esodi incontrollati, non potendo
aprire le porte a tutti. Il problema, che deve necessariamente essere affrontato, non è
ancora stato studiato e nella confusione, non vi è nessuna seria misura per legalizzare
l’ingresso ed il soggiorno dei migranti in Italia, per sottrarre le donne
immigrate al ricatto delle organizzazioni che gestiscono la
prostituzione; nessuna prospettiva di una legge organica sul diritto di asilo,
nessuna risorsa effettiva per l'accompagnamento forzato agli
strumenti di integrazione, nessun serio e garantito progetto per il popolo
italiano che possa dare delle certezze. L’unica certezza è che gli ospiti a
tutto questo antepongo un fatidico sentimento di razzismo.
I
primi giorni di quest’anno ho assistito ad una deplorevole scenetta. Su una
corsa locale in treno, salgono due soggetti di colore che parlavano male l’italiano,
entrambi intenti a conversare al telefono. Il controllore ha
chiesto loro i biglietti ed entrambi, a gesti, gli facevano segno di attendere in quanto erano al telefono. Il controllore ha continuato per un po’ con il suo lavoro e
non appena i due extra comunitari hanno chiuso la conversazione si è avvicinato
loro ed ha nuovamente chiesto il biglietto, che non avevano. Quindi scaturisce il civile invito a scendere
dalla carrozza. Dopo vari tira e molla,
e senza portarla per le lunghe, i due hanno aggredito verbalmente il
controllore stupendogli contro ed accusandolo di esser razzista, sostenendo che
l’invito a scendere era determinato dal coloro della loro pelle. Come a dire se
fossi stato bianco non mi avresti chiesto di scendere. Questo è falso. Questa è
pura strumentalizzazione di chi a spese nostre vuole farsi i propri comodi
riparandosi dietro il razzismo. Se vogliono integrarsi, devono comprendere che
prima di vantare diritti devono rispettare i doveri che derivano dal vivere
insieme, secondo le regole che trovano e che gli altri rispettano.
Gli italiani non sono razzisti, sono incolpevolmente diventati bersagli degli stranieri approfittatori.
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