Si dice che all’ignoranza ed alla stupidità non c’è mai
fine. Questo forse vale anche per le tasse.
La Webtax è la proposta di legge che punta, in questa era
digitale, a regolamentare la tassazione sui guadagni delle grandi aziende che
operano ogni giorno in Rete, come Amazon, Wish, Google, Aliexpress, ecc. e
vendono in Italia. Il proposito è quello di garantire una sorta di equità
fiscale ed una concorrenza tra le aziende, più equa. Probabilmente l’unico proposito
è quello di fare cassa!
Il parere dell’Ufficio parlamentare di bilancio sulla web
tax è che potrebbe portare svantaggi competitivi delle imprese residenti, rispetto
al mercato tradizionale interno ed internazionale, poiché i ricavi delle
imprese digitali residenti, sarebbero sottoposti al nuovo tributo
contemporaneamente altre tasse vigenti. Fautore del progetto è stato il deputato Francesco
Boccia nel tentativo di far pagare le imposte indirette a tutte le grandi
aziende online che operano e fanno profitti in diversi Paesi del mondo, non
utilizzando la partita iva del Paese in cui vengono commercializzati i prodotti. La ratio legislativa sarebbe dunque quella di contrastare
l'evasione fiscale tipica delle transazioni online, spesso
incontrollabili, intese come commercio elettronico diretto o indiretto che
sfuggono al regime di tassazione dei Paesi dove vengono venduti i prodotti e si
realizzano i ricavi. L'esigenza è quella di non consentire che società estere
non paghino le tasse nei Paesi dove operano. La proposta, assorbita da un emendamento alla Legge di
Stabilità dell’anno 2014, è stata approvata all’unanimità in commissione
Bilancio e pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 27 dicembre 2013. La norma, che
sarebbe dovuta entrare in vigore dal 1º gennaio 2014, è stata prima rinviata al
1º luglio 2014 nel decreto ‘Salva Roma bis’ e poi cancellata definitivamente
dal neo Premier Matteo Renzi.
Così come per tante altri provvedimenti legislativi, ora, dopo riscritture varie e correzioni plurime, arriva l’atteso via libera
all’unanimità sulla Web tax. Vengono escluse le imprese agricole, i soggetti
che hanno aderito al regime forfettario e i cosiddetti minimi, ovvero i
contribuenti di minori dimensioni. I senatori hanno approvato l’emendamento ma
andrà a regime a partire dal 1° gennaio 2019. Una flat imposta sulle
transazioni digitali. Si tratta di una flat tax del 6% da applicare alle
prestazioni di servizi effettuate con mezzi elettronici. Secondo gli esperti di
economia del nostro paese, l’imposta digitale garantirebbe non più di 225
milioni di euro che però si dimezzano per via del credito d'imposta che viene
riconosciuto alle imprese residenti in Italia chiamate comunque a versare la
web tax sulle transazioni. Un po’ più difficile diventa calcolare i ricavi da
pubblicità per la rete online, che sono comunque una minima parte del mercato
digitale italiano.
Le previsioni sono del tutto positive per l’erario, che
prevede di poter incassare dall’anno 2020 circa 114 milioni di euro. Non ci resta
da fare altro che attendere e stare a guardare. Non dimentichiamo che, infondo, è una tassa
di quelle all’italiana. Da poco tempo gira anche un’altra voce, quella di
addebitare sulle bollette Enel dei poveri pagatori onesti i mancati pagamenti non
corrisposti da quelli disonesti. Cose dell’altro mondo, se cosi fosse! Ma
oramai siamo pronti a tutto e non stupisce più niente.
CONCLUSIONI
La nuova tax potrebbe
determinare, come già detto, uno svantaggio competitivo delle imprese
residenti sia rispetto al mercato tradizionale interno, sia rispetto al mercato
internazionale. Le grandi multinazionali non residenti, avendo un
potere di mercato assai maggiore delle imprese italiane, potrebbero operare più
facilmente una traslazione della tassa sui prezzi dei servizi, senza ridurre la
loro competitività.
Un'efficace politica di contrasto ai problemi posti
dall’elusione fiscale aggressiva delle grandi multinazionali del web e dalla
concorrenza fiscale dannosa tra i vari sistemi fiscali richiederebbe azioni
di cooperazione e di coordinamento tra molti paesi. Il tutto mi sembra un
tantino difficile da realizzare sia per problemi di natura tecnica che potrebbero
rendere poi difficile l’applicazione della nuova tassa, sia perché già risulta difficile mettere d’accordo tanti paesi, quando si tratta di comuni affari
legislativi, figuriamoci quando si parla di soldi.
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