IL RICORDO DI KAHLIL GIBRAN

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Ordina le poesie di Kahlil Gibran Clicca qui Kahlil Gibran è stato un poeta libanese naturalizzato statunitense, nato a New York l’11 aprile 1931. Visto inizialmente come uno scrittore visionario perché le sue parole erano quelle di un profeta, capaci di forgiare le menti e imprimersi indelebili nelle coscienze.  Dall’indole solitaria e riflessiva, il poeta ha parlato del costante fluire dell’acqua, del ciclo della vita e del movimento degli astri tramutando il simbolismo naturale in una realtà effettiva dalla quale trarre preziosi insegnamenti. Le sue opere furono distribuite ben oltre il suo paese d'origine e i suoi scritti divennero famosi anche perché considerati da molti come "perle di saggezza", nonché punti di riferimento mistici. Il suo libro più celebre è stato “Il profeta” pubblicato nel 1923. Un volume peculiare, unico nel suo genere, composto di ventisei saggi scritti sotto forma di poesia. Gibran, in molti dei suoi componimenti, descrive la realtà e il mondo

HO CONOSCIUTO IN TE LE MERAVIGLIE DI ALDA MERINI

 ho conosciuto in te

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Per tutti coloro che compiono i primi passi verso questa poetessa posso dire che Alda Merini è stata, oltre una poetessa famosa, una delle donne più brillanti del secolo appena trascorso. Con le sue origini milanesi ha avuto una vita non molto facile, anzi piuttosto articolata, caratterizzata da tante opere importanti e quattro figlie. Spesso ricoverata in ospedale per disturbi bipolari che l’hanno accompagnata in tutta la sua non semplice vita.  La poetessa dei navigli milanesi è morta nell'anno 2009 lottando fino alla fine per far riconoscere del proprio lavoro.  Questa è una delle poesie che più mi sono piaciute.

 

HO CONOSCIUTO IN TE LE MERAVIGLIE
Ho conosciuto in te le meraviglie
meraviglie d’amore sì scoperte
che parevano a me delle conchiglie
ove odoravo il mare e le deserte
spiagge corrive e lì dentro l’amore mi son persa come alla bufera
sempre tenendo fermo questo cuore
che (ben sapevo) amava una chimera.


Alda Merini in questi versi scopre nell'altro le meraviglie dell’amore scoperte sull'onda di una bellissima immagine ovvero quella delle conchiglie che si spalancano come finestre, si dilatano come canali tra lei e il mondo. Un mezzo per odorare il mare e le deserte spiagge corrive. Penso faccia comprendere che l’amore porta con sé meraviglie, parola e concetto di una grande potenza. Un concetto così alto da dover essere ribadito in apertura del secondo verso il preludio alla metafora nella quale ci porta l’autrice nel terzo verso, quella delle conchiglie. La conchiglia, che in tutta l’iconografia classica è simbolo femminile per eccellenza, è qui mezzo, strumento. A molti l’immagine di una conchiglia richiamerà immediatamente il suono del mare, invece per la Merini è un rimando al senso dell’olfatto, quell’‘odore’ così noto eppure così sempre evocativo. Nella ricerca instancabile, infinita e indefinita dell’amore, sentimento tanto straordinario quanto turbolento e annichilente, l’autrice guarda stavolta l’amore con occhi nuovi, per certi versi innocenti, con una sensibilità diversa, conferendogli un valore spirituale, svelando la forza di questa occasione unica e incomparabile per ammirare quello che oggettivamente e banalmente non scorgeremmo mai. Alda Merini fa una dichiarazione di consapevolezza, un’amara e razionale presa di coscienza di un sentimento che “ben sapevo” insegue un mito, un sogno, un abbaglio, qualcosa di irraggiungibile che per natura è come una chimera, incerta. 

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