L’omeopatia (dal greco ὅμοιος, òmoios, «simile» e πάθος, pàthos,
«sofferenza») è una pratica di medicina alternativa basata sui
principi formulati dal medico tedesco Samuel Hahnemann nella prima metà del XIX secolo.
Alla base vi è l'indimostrato concetto di similitudine del farmaco enunciato
dallo stesso Hahnemann. Si tratta di un concetto privo di fondamento
scientifico, secondo il quale il rimedio appropriato per una determinata
malattia sarebbe dato da quella sostanza che, in una persona sana, induce
sintomi simili a quelli osservati nella persona malata.
Tale sostanza, detta
anche principio omeopatico, una volta individuata viene somministrata al malato
in una quantità fortemente diluita e dinamizzata. Allo stato attuale, nessuno
studio scientifico ha potuto dimostrare che l'omeopatia presenti, per una
qualsiasi malattia, un'efficacia terapeutica. L’utilizzo delle cure alternative
è stata per molto tempo al centro di controversi dibattiti che hanno messo in
discussione l’impiego della medicina classica, che ha controbattuto tirando in
ballo gravi casi di danni alla salute, sfociati in alcuni casi con la morte del
paziente. Secondo i medici italiani le cure alternative non sono per
niente efficaci, nonostante sono in tanti a continuare ad usarle, diffondendo così un'informazione che può provocare gravi danni e rischi per la salute. La Federazione nazionale degli Ordini dei
Medici chirurghi e degli Odontoiatri “Fnomceo” ha pubblicato chiaramente un NO ufficiale all'omeopatia. Per il momento pare non ci siano prove scientifiche né
plausibilità biologica che dimostrino la fondatezza delle teorie omeopatiche
secondo i canoni classici della ricerca scientifica. I farmaci omeopatici sono
talmente diluiti da non contenere nulla del principio attivo necessario, in pratica chi la
adotta pretende insomma di curarsi con il “nulla”, sfidando i principi della scienza
comprovata. Eppure sono in molti a sostenere di aver tratto benefici dall'utilizzo
dei preparati alternativi. Però la scienza ha dimostrato che il fatto che
alcuni pazienti la usino non prova nulla, per questo i medici italiani sono
contrari a prescrivere i prodotti omeopatici e le farmacie a venderli. Il
rischio maggiore è proprio per le fasce di pazienti più deboli che sono colpiti
da patologie più gravi e che, se si servono solo di questi farmaci e non di quelli
scientificamente efficaci, possono correre gravi rischi per la propria salute.
In tanti altri si dicono a favore dell'omeopatia ed in effetti ogni volta che si apre
il dibattito sul tema c’è sempre chi è a favore e chi è contrario, tanto da
generare sempre una discussione senza fine dove il clima che si crea è quello
di lite di piazza, dove tutti parlano ma nessuno ascolta l’altro. Secondo
alcuni medici non è chiaro affatto come può funzionare l’omeopatia, nè tanto meno è stato data dimostrazione certa dell'efficacia. Ma il fatto che non
si capisca il suo meccanismo, non vuol dire che non sia in qualche modo utile. In
passato anche la penicillina era un prodotto meno conosciuto poi con il tempo è stato apprezzato. Molte persone
hanno ricevuto benefici dai preparati omeopatici per non considerarli affatto. Alcuni
si affidano a medici che integrano la medicina tradizionale con quella
alternativa. Sono argomenti importanti, dove sono coinvolti grossissimi
interessi economici e che dividono sempre. Certamente va considerato che il principio attivo e le sostanze utilizzate sono
così diluite che la loro efficacia può essere spiegata solo con l’effetto placebo,
ovvero si sta meglio per il fatto psicologico di prendere una medicina, anche
se questa di fatti non contiene quasi nulla.
Io sono più dalla parte dei medici
che si proclamano contrari all'utilizzo delle cure alternative, perché è
preferibile affidarsi ai risultati della scienza. In merito ricordo che nell'articolo
15 del Codice deontologico dei medici italiani si legge: “Il medico può
prescrivere e adottare, sotto la sua diretta responsabilità, sistemi e metodi
di prevenzione, diagnosi e cura non convenzionali nel rispetto del decoro e
della dignità della professione. Il medico non deve sottrarre però la persona
assistita a trattamenti scientificamente fondati e di comprovata efficacia”.
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