DE BREVITATE VITAE DI LUCIO ANNEO SENECA

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Lucio Anneo Seneca ha spesso fatto riflessioni sul tempo che inesorabilmente passa e sull’uso che ne facciamo, attribuendo il valore all’esistenza. Ritenuto uno degli intellettuali più lucidi dell’antichità. Nella sua opera “De brevitate vitae” Seneca affronta un paradosso apparentemente moderno: l’uomo sembra non avere mai abbastanza tempo, eppure spreca gran parte della sua vita in quello che è superfluo, inutile e illusorio. Ed io in questa considerazione mi ci ritrovo pienamente. Lucio Annéo Seneca nasce il 21 maggio dell’anno 4 a.c. a Cordoba, capitale della Spagna Betica, una delle più antiche colonie romane fuori del territorio italico. Si era trasferito a Roma negli anni del principato di Augusto: appassionato all'insegnamento dei retori, divenne assiduo frequentatore delle sale di declamazione. Sposò in giovane età una donna di nome Elvia da cui ebbe tre figli. Lucio Anneo Seneca: il desiderio del futuro, il disgusto del presente per poi provare rimpianto per il passato Se...

AMO IN TE DI NAZIM HIKMET

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Nâzım Hikmet-Ran nacque a Salonicco il 20 novembre del 1901, da una famiglia aristocratica ed è morto il 3 giugno 1963. Era un credente musulmano che scrisse i suoi primi testi all'età di quattordici anni. La sua prima pubblicazione avvenne a diciassette anni su una rivista. E’ considerato uno dei più importanti poeti turchi del novecento. Hikmet è ricordato principalmente per il suo capolavoro, la raccolta Poesie d'amore, che testimonia il suo grande impegno sociale e il suo profondo sentimento poetico. Qui di seguito una delle sue poesie più importanti. 

AMO IN TE

Amo in te
l’avventura della nave che va verso il polo
amo in te
l’audacia dei giocatori delle grandi scoperte
amo in te le cose lontane
amo in te l’impossibile
entro nei tuoi occhi come in un bosco
pieno di sole
e sudato affamato infuriato
ho la passione del cacciatore
per mordere nella tua carne.

Il poeta lavorò come insegnante a Bolu, nel periodo della guerra di indipendenza turca, aderendo al partito nazionalista di Atatürk, che lasciò poco dopo. Dovette espatriare per motivi politici e per aver pubblicamente denunciato il genocidio armeno, trovando riparo in Unione Sovietica. Dopo il suo ritorno in Turchia nel 1928, Hikmet aderì al Partito comunista turco, scrisse articoli, testi teatrali ed altri scritti. Nel 1960 si innamorò della giovane Vera Tuljakova, e, annullato il precedente matrimonio, la sposò in quarte nozze. Morì il 3 giugno 1963, a quasi 62 anni, in seguito a una nuova crisi cardiaca incorsa mentre usciva dalla porta di casa (il numero 6 della via Pesciànaya a Mosca, dove si era trasferito dopo il matrimonio). Una delle sue ultime poesie è dedicata alla moglie e al tema della morte.

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