Oltre che una moda, la presenza di un animale in casa è una vera
opportunità di nuova vita. Sinceri, disinteressati e leali per sempre, sono solo
alcune delle virtù degli animali, virtù che nessun uomo può trovare in nessun amico,
nemmeno in quello più fedele. Ma quanto costa oggi mantenere questo diritto
alla convivenza con un animale?
Le varie organizzazioni da molto tempo svolgono campagne mirate per ottenere
la realizzazione di un fisco che sia
amico degli animali, che certamente avrebbe effetti positivi sulla qualità
della vita di tutti i pelosi e sul diritto alla cura degli animali e alla loro adeguata
nutrizione. Tutto ciò favorirebbe anche l’adottabilità degli animali, migliori
cure e prevenzioni. Sarebbe una grande conquista.
In favore degli animali negli anni sono stati compiuti passi importanti.
Infatti per coloro che si accaniscono con crudeltà verso di loro è stato previsto ed istituito il reato di
maltrattamento, in caso di abbandono è prevista anche la reclusione. Ma per
quanto riguarda le tasse e le spese vengono considerati come fossero dei beni
di lusso. Per coloro che decidono di prendersi cura di un animale diventa un
vero salasso. Dal cibo, alle medicine, alle spese veterinarie, per non citare tutto il
resto. Un po’ una contraddizione se pensiamo che vengono riconosciuti come
esseri da un’importante valenza sociale e terapeutica, infatti la pet therapy prevede
l’impiego dei pet, con tanto di linee guida fissate del ministero della Salute. I dati
ufficiali confermano che attualmente oltre il 30% delle persone posseggono un
animale in prevalenza cani e gatti. Poi seguono uccelli, conigli, tartarughe,
pesci, serpenti e via discorrendo. La spesa minima generica per il mantenimento di un
animale è di circa 50 euro al mese della quale quasi metà sono tasse.
I dati ufficiali
parlano di un fatturato dei prodotti per i pet nella grande distribuzione che
sfiora il miliardo di euro l’anno, una parte in prodotti domestici ed alimenti l’altra in farmaci e
antiparassitari. C’è stata di recente, a riproporre il problema, un’
iniziativa per sensibilizzare l’opinione pubblica su questo paradosso. Un
bassotto è diventato la bandiera su questa anomalia fiscale, sul quale è
riportata una scritta che reclama le ragioni di una battaglia civile che parte
proprio dai protagonisti della cura del benessere animale. Per ora l’unica
certezza è che le spese veterinarie sono assoggettate al'Iva al 22%, come una
prestazione eseguita su un oggetto e quindi prendersi cura e curare un cane o
un gatto è, fiscalmente, assimilabile ad un qualsiasi acquisto o riparazione e
prestazione di servizio. Per sistemare le cose è necessario sensibilizzare l’opinione
pubblica e continuare a parlarne, informando tutti di quelle che sono le
realtà attuali, affinché le buone intenzioni di voler adottare un animale, siano
supportate da una non rapina dello stato.
La LAV sostiene questi punti di vista:
- chi vive con un animale se avrebbe minori spese per la sua cura e il suo mantenimento, vivrebbe più serenamente il
rapporto uomo animale;
- migliorerebbe la salute pubblica,
considerata l’importanza che ha la prevenzione delle zoonosi e i derivanti
minori oneri economici;
- le pubbliche amministrazioni avrebbero
meno gravami poiché diminuirebbero i costi legati all'accudimento
dei randagi e il numero di animali detenuti nelle strutture, come conseguenza
dell’aumento delle adozioni;
- ci sarebbero anche meno abbandoni;
- i medici veterinari vedrebbero aumentare
la frequenza nei controlli ed il numero di utenti.
PRIMA VALUTARE I COSTI
- Il significativo costo dei medicinali laddove servono, in quanto si paga per
10 volte il medicinale con lo stesso principio attivo usato in ambito umano. In merito si fa presente che la legge vieta ai medici veterinari di prescrivere
farmaci per uso umano agli animali, se esiste il corrispondente farmaco per uso veterinario.
Le differenze di prezzo sono ingiustificate e incomprensibili e portano
moltissimi proprietari di animali da compagnia a non potersi occupare
adeguatamente della salute del proprio animale;
- I costi di una prevedibile sterilizzazione, in quanto il materiale
sterile ha un prezzo elevato anche per il veterinario.
- I costi di una certa accoglienza in caso si debba lasciare
momentaneamente il nostro animale. Vi sono pensioni adeguate ma spesso molto
costose così come lo sono le strutture che accettano animali al seguito;
- Il costo di premi assicurativi per prevenire spiacevoli incidenti verso
terzi oltre che per coprire le cure mediche. Il risarcimento in caso di incidenti
con danni causati a terzi o cose, può essere molto gravoso, per questo è
necessario assicurare;
- I
costi di una buona alimentazione è anche essenziale da tener presente, considerando che una taglia grande è più esosa di una piccola. E’ necessario
utilizzare cibo di buona qualità per scongiurare conseguenze mediche certe
future. Cercare di evitare i sottoprodotti di origine animale vagamente
indicati. Inoltre fare attenzione all'etichetta, che è fondamentale, e secondo
la legge dobbiamo trovare la composizione analitica degli ingredienti;
- i
costi di dog sitter ed addestratoti che a volte sono indispensabili in quanto
sono servizi che offrono anche pensioni casalinghe presso personale
personalizzato. Costa qualcosa in più, ma al momento in certi casi si ha anche la
fortuna di trovare persone qualificate in grado anche di esibire il diploma, grazie
a corsi di specializzazione. La figura del dog sitter spesso è una presenza salvavita
per i proprietari e per il benessere del cane;
- il
costo del funerale da sostenere un giorno futuro è altrettanto necessario, quando muore il nostro animale. E’ sempre
più praticato dai proprietari la cremazione dell’animale, che torna a casa con
noi nella sua urna, in alternativa alla sepoltura. Non è più considerato rifiuto da smaltire, ma soggetto di
cui preservare la dignità e il ricordo. I costi variano, si può arrivare anche
a superare i 500 euro.
Oltrepassata
la valutazione dei costi dopo vi è tanto amore e benessere, che i piccoli
animali domestici ci donano. Anche questo è AMORE!
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