IL RICORDO DI KAHLIL GIBRAN

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Ordina le poesie di Kahlil Gibran Clicca qui Kahlil Gibran è stato un poeta libanese naturalizzato statunitense, nato a New York l’11 aprile 1931. Visto inizialmente come uno scrittore visionario perché le sue parole erano quelle di un profeta, capaci di forgiare le menti e imprimersi indelebili nelle coscienze.  Dall’indole solitaria e riflessiva, il poeta ha parlato del costante fluire dell’acqua, del ciclo della vita e del movimento degli astri tramutando il simbolismo naturale in una realtà effettiva dalla quale trarre preziosi insegnamenti. Le sue opere furono distribuite ben oltre il suo paese d'origine e i suoi scritti divennero famosi anche perché considerati da molti come "perle di saggezza", nonché punti di riferimento mistici. Il suo libro più celebre è stato “Il profeta” pubblicato nel 1923. Un volume peculiare, unico nel suo genere, composto di ventisei saggi scritti sotto forma di poesia. Gibran, in molti dei suoi componimenti, descrive la realtà e il mondo

LA FECONDAZIONE ASSISTITA. PREGIUDIZI

 fecondazione assistita e  suoi problemi

Una coppia di amici, non sposata, ha rivelato a me e altri amici, di aver provato per parecchio tempo ad avere un figlio in modo naturale e di aver cercato una gravidanza da cinque anni, sottolineando che orami il tempo trascorreva. Tutti i risultati degli esami del sangue erano contrari, solo la fecondazione poteva regalare qualche vaga speranza. 

Ci sono riusciti e si sono confidati, forse, in caso contrario non l'avrebbero mai fatto. Alla proposta della fecondazione assistita hanno accettato e dopo qualche mese di prova lei è rimasta incinta. A primo impatto l’idea della fecondazione non piaceva a nessuno dei due ed entrambi sapevano che sarebbe stato un lungo e difficile cammino. Nella stessa sera con serenità i due compagni di vita hanno confidato il tutto premettendo che lei era incinta, ma solo perché aveva scoperto che per realizzare il loro desiderio genitoriale, avrebbero dovuto ricorrere alla procreazione medicalmente assistita. Qualche sera fa ne hanno parlato con gioia a tutti i presenti e tutti si dimostrati entusiasti della bella notizia. Questa coppia di amici ha scoperto che per realizzare il loro desiderio genitoriale, avrebbero dovuto ricorrere alla procreazione medicalmente assistita, un qualcosa che prima neanche conoscevano.

Purtroppo la fertilità non è qualcosa che si può conquistare e per quanto impegno ci possa essere, non esiste un rapporto diretto tra sforzo impiegato e risultato ottenuto. Oltretutto l’infertilità non è neanche una colpa, eppure noto alcune opinioni che quasi ritengono un corpo ostile alla procreazione quasi inaccettabile, come un qualcosa da nascondere e di cui vergognarsi. Sono passati molti anni da quando sono avvenute le prime fecondazioni assistite, alle quali si sono poi aggiunte altre forme di procreazione alternativa, eppure lei la protagonista della serata lo ha confidato solo a risultato ottenuto. Io penso che sia una cosa difficile da dire ma la cosa peggiore che si può fare a noi stessi è il fatto di non condividere la verità sui propri corpi quando non funzionano correttamente. Mi sembra sia ancora necessario un lungo percorso di elaborazione della verità prima di poterla condividere con gli altri, perché evidentemente in questa nostra società che si professa evoluta è sempre più facile confessare un seno nuovo, che oltretutto si ha sempre voglia di mostrare, piuttosto dell’impianto di un embrione ottenuto in vitro. 

Io non ho conoscenze mediche sull’argomento ma ho il mio parere sul comportamento generale. Mi chiedo perché oggi una donna generalmente più sfrontata di quelle di un tempo, può tingersi i capelli di qualsiasi colore, prenotare un intervento dal chirurgo estetico, impiantarsi delle unghie lunghissime, possono subire un intervento chirurgico ma quando si tratta di maternità il tutto deve avvenire spontaneamente. Un po' come per gli uomini quando l’infertilità è dovuta a lui come se quasi non fossero uomini. Chissà perché è ancora così! D’altra parte facile a parlare sugli altri, più difficile trovarsi nelle reali situazioni. Certamente non tutte le disfunzioni del corpo hanno la stessa importanza. Le disfunzioni estetiche e riproduttive sono un po' più pesanti quasi fossero meno perdonabili e quindi si vivono con più sofferenza. Molte donne negano sfacciatamente anche sugli interventi estetici. C’è ancora tanta difficoltà a raccontare un corpo ostile alla procreazione, è ancora un difetto che mette a rischio il proprio status nella società e questo l’ho notato a vista, perché in quella serata ci sono stati commenti meno gradevoli alle spalle della coppia. Paradossalmente anche il modo di ricorrere ai ripari risulta in qualche modo colpevole agli occhi di molti, tanto più quanto più il rimedio è ritenuto artificiale. 

Una cosa che ho scoperto leggendo vari articoli sull’argomento è che in buona sostanza quando una coppia ha problemi di fertilità, il riferimento è un Centro di fecondazione assistita, gestito quasi sempre da ginecologi, e il percorso riguarda quasi sempre la donna. Quindi una possibile interpretazione del fenomeno è che il giro d’affari dei centri di fecondazione è incentrato sulla donna o, meglio, è tradizionalmente territorio dei ginecologi. Allora quasi una pretesa. La pretesa verso la donna non solo che si riproduca, ma che lo faccia solo nel modo naturale. Quindi una donna può tingersi i capelli di blu, calzare dei trampoli, gonfiarsi le labbra, ma se si tratta del concepimento tutto deve avvenire naturalmente dall’inizio alla fine, dal concepimento al parto. Non ci devono essere scappatoie se non si vuole essere giudicate incapaci. Il senso di vergogna, quasi di inferiorità spesso porta a nascondere. Solo quando si arriva al successo forse le donne riescono meglio a raccontare la propria esperienza, quasi come una confessione liberatoria, l’incontro con gli altri punti di vista, magari con persone che abbiano sofferto insieme dello stesso disturbo. Tutti sanno che esiste l’infertilità e alcuni ne hanno anche appreso la difficoltà, i dati statistici, conoscono i percorsi, ma poche ne conoscono il pregiudizio implicito. Il pregiudizio che una donna deve essere necessariamente madre, invece si può benissimo essere donne anche senza essere madri. E senza figli si può anche essere donne al quadrato, perché, come ha scritto Antonia Storace: “Ci sono donne..., E poi ci sono le Donne Donne.., E quelle non devi provare a capirle, perché sarebbe una battaglia persa in partenza”. 

In definitiva volendo fare una conclusione ritengo di dover dire che nessuna donna, come anche nessun uomo, dovrebbe spiegare agli altri perché ha scelto la fecondazione assistita, oppure un altro metodo oppure niente. Solitamente per la donna esiste uno stereotipo che vuole vederla donna con lo scopo di avere una famiglia ed anche un figlio, quasi a sostenere che una delle missioni necessarie della donna sia quella di essere madre. Certi ritengono pure che non avere figli sia quasi un difetto o un errore. Io conosco donne senza figli e non è così. Un figlio può e deve essere il benvenuto, non serve per completare la vita di una donna, ma se la donna lo vuole va bene anche la fecondazione assistita. Questo è il mio punto di vista!

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