STOCCOLMA, LA CITTÀ EUROPEA MULTIETNICA, ATTACCATA.
Stoccolma è la città che domina le classifiche
europee dell’integrazione etnica, religiosa, ideologica, politica, almeno così
sembrerebbe nei dati statistici, che oggi possiamo definire probabilmente solo teorici. Circa sette anni fa l’ultimo attentato
di un cittadino di origine irachena si fece esplodere in aria mentre era per
strada. Oggi lo scenario è Drottninggatan la via più famosa
di Stoccolma piena di negozi lucenti, marciapiedi puliti, le fioriere curate,
dove tutti passeggiano in una Europa d’élite. Lì un simbolo di benessere,
libertà di circolazione delle merce e delle persone , metà aspirata di
tantissimi migranti.
Qui dopo tantissimi anni di integrazione, i cittadini del mondo si sono mescolati e oggi si alternano ristoranti tipici locali, con altri di kebab al fianco,
operai e impiegati indiani, tassisti curdi, cameriere somali, molti di loro sono
cittadini svedesi per più di una generazione. Questo però non ci consola perché come abbiamo visto negli
esempi precedenti di attentatori, questo non fa testo e non fa differenza.
Stoccolma è orami da tantissimi anni un modello europeo da seguire per tutte le
nazioni, ma evidentemente non è tutto oro quello che luccica,
non è come sembrava. La multirazialità integrata, sogno di tanti, che lì
appariva come certificata, forse non è poi proprio cosi scontata e facile da
gestire.
Ora sono ripresi i controlli alle frontiere,
chiunque voglia entrare o uscire dalla Svezia dovrà mostrare i documenti.
Stoccolma aveva già sospeso temporaneamente l’accordo di Schengen sulla libertà
di circolazione lo scorso gennaio per il caos migranti. Fino a che punto si
può essere totalmente fiduciosi con chi ha culture sorprendentemente diverse dalle
nostre, dopo tutti questi innumerevoli attentati, tutti simili tra loro e commessi da
anche emigrati che si sono poi radicalizzati e nazionalizzati?
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